Maria Vittoria Cascino
Prima la deflagrazione de «Il sangue dei vinti», adesso «Sconosciuto 1945». Giampaolo Pansa torna per dare voce ai figli e ai parenti di quei «vinti» della guerra civile italiana assassinati dopo il 25 aprile. Pubblica i loro resoconti, se possibile ancor più devastanti delle tragedie già descritte. Entra in un privato carico di pudore che chiede di essere ascoltato. Quasi sottovoce, sigillato nei cassetti della vergogna per troppo tempo. Duemila lettere che inondano Pansa dopo quel resoconto puntiglioso dei fatti accaduti allo scadere del 25 aprile 1945. Lettere che piovono anche nella nostra redazione dopo l'inchiesta che dallo stesso «Sangue dei vinti» è partita.
E Il Giornale riparte un'altra volta a raccontare storie di straordinaria follia che hanno rosicchiato Liguria, Basso Piemonte e Lunigiana. Perché in molti hanno ancora qualcosa da dire. Perché c'erano, perché ci hanno perso padri, fratelli e figli in quella resa dei conti che non fatto differenze.
Da domani torneremo a dare forma scritta a quelle storie chiuse a doppia mondata in una memoria che resta intatta. Dopo sessant'anni. Nello strazio senza volto degli sconosciuti che riempivano le fosse comuni. Nel dolore di chi in quelle fosse si calava per cercare di recuperarne l'identità. Nel silenzio che ha arginato ogni possibilità di parola.
Partiremo ancora una volta dagli «sconosciuti» di Pansa. Dall'intervista che l'autore ha rilasciato. Dai fatti di Liguria (...)
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