La ripresa si fa aspettare e le Borse reagiscono male

Lunedì negativo per le Borse europee, mentre anche Wall Street si mostra nervosa e contratata, col Dow Jones su dello 0,53% e il Nasdaq che arretra dello 0,51%. I mercati risentono dei timori per la ripresa, dopo i dati negativi della settimana scorsa sulla disoccupazione negli Stati Uniti, balzata in giugno al 9,5%, come non avveniva dall’agosto del 1983. A Milano spetta la maglia nera, con l’indice Ftse Mib che perde il 2,03%. A Londra l’indice Ftse 100 cede lo 0,98%, a Francoforte il Dax cala dell’1,2% e a Parigi il Cac 40 scende dell’1,2%.
A trascinare in basso i mercati sono stati soprattutto i cali accusati dai titoli delle banche e da quelli delle compagnie petrolifere, che hanno risentito del calo del valore del greggio passato dai 72 dollari al barile di fine giugno, agli attuali 64 dollari al barile.
A Milano sono andate male Saipem (-4%) ed Eni (-2,67%): sulle azioni del Cane a sei zampe gli analisti di Hsbc hanno tagliato il target di prezzo da 25 a 22 euro, pur confermando la raccomandazione di «overweight». Quanto ai bancari, se Intesa Sanpaolo ha lasciato sul parterre il 2,6%, Unicredit ha accusato una flessione del 2,95% e Ubi dello 0,78%.
I listini hanno tentato di arginare le perdite subito dopo la pubblicazione dell’indice Usa Ism ai servizi, risalito in giugno a 47 punti, al di sopra delle attese degli analisti, ma poi hanno di nuovo imboccato la strada del ribasso chiudendo poco sopra i minimi di giornata. Tuttavia, «ci sono alcuni segnali positivi - ha detto il commissario europeo per gli Affari economici, Joaquin Almunia - ma al tempo stesso la situazione è ancora preoccupante». «Non è più il tempo di stimoli di bilancio - ha aggiunto - ma del risanamento del sistema finanziario e del consolidamento delle finanze pubbliche».
E da Confindustria arriva il richiamo a non abbassare la guardia: «Anche se si intravede un piccolissimo segnale di miglioramento, l’emergenza non è affatto finita», ha detto Emma Marcegaglia. «Anzi - ha proseguito - rischiamo che soprattutto le pmi più piccole possano chiudere. Bene le misure del governo ma dovremmo tutti lavorare per fare un grande fondo di investimento privato, ma anche con fondi pubblici, che investa nel capitale delle imprese e chiediamo anche che ci sia un aiuto fiscale a quegli imprenditori che decidono di aumentare il capitale delle loro imprese». Ma anche le banche devono fare di più: «Quello del credito rimane una priorità assoluta perché il rischio di asfissia finanziaria è forte», conclude Marcegaglia.


Anche l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, ritiene necessario attuare «qualsiasi iniziativa che possa riavviare la crescita», perché «a questi livelli di crescita rischiamo di avere i prossimi mesi ancora molto difficili». La ripresa d’autunno «dipenderà molto dall’andamento dei mercati di tutto il mondo».

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