Una risata non ci seppellirà

Attenti a chi non ride mai. «Chi non ride mai non è una persona seria», sosteneva Chopin, che pure ebbe una vita disperata. La risata è uno sfogo dell’aggressività. Tuttavia i meccanismi del riso e dell’umorismo non sono del tutto noti. Con L’anomalia del genio e le teorie del comico (Duepunti edizioni, pagg. 91, euro 9), Felice Accame racconta in due pagine una barzelletta e nelle altre ottantanove spiega perché fa ridere, tirando in ballo fior di filosofi come Kant e Bergson, Hobbes e Jean Paul. Un vivace trattato che fa luce anche intorno a certi congegni narrativi (la stessa storiella, raccontata in modi diversi, produce effetti divergenti).
Che la risata, poi, sia una forma di opposizione al potere è cosa ribadita dal liberal inglese Christopher Hitchens, in Consigli a un giovane ribelle (Einaudi, pagg. 116, euro 12, trad. Mario Marchetti): 19 lettere a uno studente immaginario per stimolare in lui senso della provocazione e anticonformismo. L’autore ricorda che l’ironia è «la gloria degli schiavi». Ogni tanto però si fa egli stesso pesantuccio, soprattutto quando se la prende a tutti i costi con la religione.
Uno sghignazzo fa sempre bene; lo sostiene anche Mario Farné in Guarir dal ridere (Bollati Boringhieri, pagg. 159, euro 18), saggio ora ristampato a una dozzina d’anni dalla prima edizione. La «psico-biologia della battuta di spirito» è illustrata con esempi. Come il celebre scambio: «Come va?» chiede il cieco allo zoppo. Risposta: «Come vedi».

Temi già trattati da Freud ne Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio, anch’esso ristampato nella poderosa edizione economica Il motto di spirito e altri scritti (Bollati Boringhieri, pagg. 651, euro 32, vari traduttori).

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