«C'è il rischio che diventi una mania di feticci macabri come nel Medioevo». Don Arnaldo Morandi, incaricato della Diocesi di Brescia per le cause dei santi e Custode delle sacre reliquie, cristallizza un fenomeno sempre più diffuso che insiste proprio nel suo campo di lavoro.
Perché la collezione delle reliquie dura nel tempo e continua ad affascinare i fedeli?
«L'essere umano ha spesso bisogno di concretizzare il trascendente. Le reliquie funzionano come 'ancore' fisiche che aiutano a percepire il divino in modo più diretto e sono una testimonianza reale che il santo è una persona in carne e ossa. La religione, anche se parla dell'invisibile, spesso si appoggia a simboli visibili e materiali. Anche in una società laica, l'interesse per le reliquie può nascere dal desiderio di toccare la storia o il mistero».
Si è mai imbattuto in falsi o in compravendite?
«Sì, ma ad un occhio esperto i falsi sono facilmente riconoscibili. Inoltre spesso mi arrivano tante richieste di acquisto di reliquie dall'estero, soprattutto da America Latina e dalle Filippine, come se fossero al mercato».
Perché è ritenuto immorale tenere reliquie in casa?
«Moralmente, è problematico se si detengono reliquie in modo irrispettoso, per lucro, per vanità o senza una reale devozione. La Chiesa invita sempre a un uso devoto e conforme alla fede».
Quando ne è stata vietata la vendita e con quale legge del diritto canonico?
«La vendita di reliquie è sanzionata dal Canone 1190 del Codice di diritto canonico. E anche se il Codice non specifica direttamente le pene per la violazione, la vendita di reliquie può comportare pene canoniche (come censure o provvedimenti disciplinari), a seconda della gravità del caso e della decisione dell'autorità ecclesiastica competente».
Ma poi il diritto canonico non insiste sul territorio italiano.
«È vero. Ma ci sono delle connessioni con il diritto civile e penale e dunque un duplice fondamento giuridico. In particolare perché le reliquie sono considerate un bene di proprietà da tutelare, anche artistico. E la proprietà è la Chiesa. Dunque una reliquia non può essere posseduta da una persona diversa, a meno che non ne abbia l'autorizzazione».
Recentemente ci sono state iniziative della Chiesa per disincentivare ancora l'acquisto di reliquie?
«Sì, il Magistero ha ribadito e aggiornato in tempi recenti alcune norme, anche con l'intento di
regolamentare e disincentivare il collezionismo privato. Il documento più significativo è quello promulgato nel 2017 sotto il pontificato di Papa Francesco, che ribadisce con forza il carattere sacrilego del commercio delle reliquie».