Rischio referendum in Gran Bretagna

Il futuro dell’Europa è in mano a Inghilterra e Irlanda. Nel Regno Unito due giudici hanno fatto loro le motivazioni di Stuart Wheeler, un multimilionario finanziatore del Partito conservatore, e meditano se costringere il governo di Gordon Brown a sottoporre il Trattato di Lisbona a un referendum. Una mossa che ha fatto discutere, quella dei Tories, decisi a ottenere dai giudici ciò che non possono ottenere in Parlamento, dove i laburisti hanno ancora la maggioranza sufficiente a far approvare il trattato.
E la consultazione popolare è dietro l’angolo anche in Irlanda, dove gli elettori proprio domani si recheranno alle urne per la ratifica. Il risultato, atteso per il primo pomeriggio di venerdì, è in bilico: da un lato i sondaggi dicono che il no è molto forte, dall’altro tutti i maggiori partiti, sia di maggioranza che di opposizione, hanno invitato la popolazione ad andare a votare per il sì.
Un risultato che, per quanto ha ottenuto negli ultimi anni Dublino dall’Ue, non dovrebbe essere nemmeno in dubbio. Ieri è arrivato anche l’appello del premier lussemburghese e presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, che ha chiesto ai 3 milioni di irlandesi chiamati alle urne di non avere dubbi.

Già nel 2001, infatti, l’Irlanda non era riuscita a ratificare al primo tentativo il Trattato di Nizza, approvato in seconda battuta un anno dopo. Se anche questa volta dovessero esserci problemi, per l’Unione europea sarebbe un duro colpo.

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