Riso amaro della Juve: è prima o forse ultima

In un ambiente surreale i torinesi s’impongono facilmente e festeggiano il titolo ora nelle mani della giustizia sportiva

nostro inviato a Bari
Ci voleva anche il gol di Del Piero, sennò la festa non era completa. Festa? Vabbè lasciamo stare. Meglio parlare della partita, vinta dopo venti minuti perché tanto serviva. La Juve ha servito il piatto del buon ricordo affidandosi all’affidabilità del suo killer. Trezeguet ha messo dentro il gol numero 23 della sua stagione, sfruttando quel tanto di sonnolenza della difesa della Reggina e diventando così il bomber straniero più prolifico nella storia della Juve (125 reti, superato John Hansen 124): conclusione di Nedved, Pelizzoli fa il miracolino, respinta corta per la fame del serpente francese. Tutto a posto. E niente in ordine. Gran abbraccio di gruppo fra giocatori in campo e panchinari: voluto, cercato, caricato anche di significati. Sarebbe stato meglio chiuder lì la partita, ma tanto non concede il regolamento. Ed allora la Juve ha cercato di non far la sbruffona (nelle ultime due partite la Reggina è stata subissata di gol dalle avversarie) e la squadra di casa (vero stadio di Bari, ma campo neutro) si è limitata alla parte dello sparring partner mettendo in bella mostra i suoi giovani.
Nella porta juventina c’era Buffon, comparso dalla scaletta degli spogliatoi a provocar tanto di ovazione. Ma poi spettatore come gli altri. Tanto corricchiare per scaldarsi, un po’ di saluti alla curva, e saluti agli avversari che non tiravano mai. Fin a quei minuti finali in cui Capello gli ha dato il cambio con Abbiati e la gente ha invaso il campo pensando che la partita fosse finita. Ma era solo interrotta. Un diversivo nella noia che stava prendendo tutti.
Ieri lo stadio San Nicola era terra juventina: un pugno di gente dalla parte della Reggina, il resto era tutto uno sfavillare di bianconero. Tutto come sempre, più di sempre. Anche quel Del Piero in panchina, in attesa di dare il cambio a Ibrahimovic o Trezeguet. Questa volta è toccato al francese lasciargli il posto, a un quarto d’ora dalla fine. Ma prima, Del Piero s’era perso poco. Juve decisa a segnare il gol che serviva. Eppoi un po’ di fumo, con qualche attimo tendente all’arrosto.
Conclusioni accademiche, talvolta spettacolari: un tiro goffo di Nedved, un lamento di Camoranesi per un colpo di braccio di Lanzaro, una rovesciata di Ibrahimovic finita alta, una bella deviazione sull’ennesimo tentativo di Nedved. La Juve ha condito la partita di qualche finezza, la Reggina ha corso, sgomitato e qualche volta subito. Ibrahimovic non ha perso il vizietto delle entrate carognetta: lo ha scoperto il povero Biondini, Cannarsa ha salvato un altro gol su conclusione dello svedese. L’arbitro, pur di carne tenera, non si è fatto sfuggire niente e s’è preso la briga di ammonire perfino Camoranesi.
Paparesta se n’è stato ai bordi del campo nella parte del quarto uomo, forse con qualche imbarazzo quando gli è toccato rivolgersi a Capello e alla panchina bianconera.

Tutto come in un film dove vero e fasullo si intrecciano, fino al gol di Del Piero: gradito cadeau al capitano da parte della difesa della Reggina. Tutti in posa per il gol, come in una foto. Gol vero, il resto non si sa.

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