«Per rispettare Carmen le faccio tingere i capelli»

CARACALLA Per la stagione estiva del teatro dell’Opera in programma da domani l’opera di Bizet che resta in cartellone fino al 9 agosto

Naturale, quasi ovvio, includere Carmen - capolavoro musicale di Georges Bizet, tratto dalla ben nota novella omonima di Prosper Mérimée - in una stagione lirica «sotto le stelle» e con pubblico internazionale, innanzitutto perché Carmen è l’opera più conosciuta e rappresentata al mondo. Non è un caso che nella stagione 2009, Carmen compare , quasi contemporaneamente, a Caracalla - dove debutta domani, e si replica fino al 9 agosto - e all’Arena di Verona. Ma anche perché Carmen, che è opera corale, si addice a spazi aperti e grandiosi per la presenza di masse in più d'un momento della sua trama narrativa (sigaraie, soldati e curiosi all’inizio; contrabbandieri e gitani sui monti nel terz’atto, le folle dell’arena, dentro e fuori, nel quarto) come pure per gli «esterni» dove ha luogo la vicenda: piazza della reale manifattura dei tabacchi, monti, piazza prospiciente l’arena).
E poi, a mantenere sempre vivo il fascino dell’opera di Bizet c’è lei, Carmen - donna libera, sensuale, indomabile, vittima della sua stessa passione. A Caracalla i panni di Carmen li vestirà un fascinoso biondissimo mezzosoprano lettone Elina Garanca (è nata nella capitale, Riga) che in Italia ha fatto solo una fugace apparizione a Cortona, duettando con la vedette Anna Netrebko; e che ha già fatto Carmen in patria e la farà ancora, in ottobre, al Covent Garden di Londra. Nei panni di Don Josè, al posto dell’annunciato Marcelo Alvarez, tenore argentino dalla voce chiara e vellutata, generoso, appassionato, il giovane italiano Walter Borin, al suo debutto a Caracalla. Escamillo, il tronfio torero, sarà Carlo Colombara e la dolce Micaela, il soprano Ermonela Jaho. Coreografia di Alessandra Panzavolta, sul podio Karel Mark Chichon. Firma in toto lo spettacolo (regia,scene,costumi e luci) Renzo Giacchieri - una presenza non nuova a Caracalla: l’anno scorso aveva diretto Madama Butterfly - che abbiamo incontrato.
Cosa si vedrà in scena?
«Mi ha ispirato, per la scena, la prima didascalia del libretto: una piazza di Siviglia, a destra la manifattura dei tabacchi, a sinistra il posto di guardia; in fondo, di faccia allo spettatore, come dice esattamente il libretto: un ponte che attraversa da un capo all’altro la scena, un ponte praticabile… anche il disotto del ponte è praticabile.Ecco l’idea della scena. Un grande ponte: sopra, sotto, addosso al quale si svolge l’azione».
C’era un ponte anche nella sua recente Butterfly.
«Ho utilizzato esattamente quello stesso ponte. In più qualche attrezzeria teatrale. Tavoli, panche ecc. ma soprattutto colore, tanto colore. Rosso, che è il colore di Carmen, l’arancione che è il colore di Siviglia. A eccezione della prima scena che è bianchissima. È una Carmen piena di luce».
E i costumi, come li ha decisi?
«Sono andato a via dei Cerchi, dove c’è quell’immenso, ricchissimo e prezioso deposito di costumi dell’Opera. Ho guardato i costumi delle ultime Carmen andate in scena a Roma e ho scelto quelli che mi sembravano più vicini alla mia idea registica. E così avremo costumi bellissimi, a costo zero».
Carmen sarà bionda, mantenendo i colori della biondissima Garanca?
«No, Carmen sarà scura di capelli, come vuole la tradizione, avrà solo dei riflessi rossastri che daranno luce al suo viso».
Qualche colpo di testa nella regia? Ce lo dica, tanto siamo abituati. Non sarà che nella sua regia è Carmen che alla fine ammazza Don Josè?
«Niente paura. Sarà Don Josè che ammazza Carmen, anche se potrei parlare di suicidio, perché Carmen sa di andare incontro alla morte. In una recente Carmen il regista ha voluto che fosse Micaela ad ammazzare Carmen. Così la storia s’è risolta in una guerra fra donne».


In uno spazio particolare, com’è Caracalla, quali problemi deve affrotnare il regista?
«Nei grandi spazi non si lavora con il pantografo. E poi Caracalla, a differenza di Verona o Macerata dove c’è un palcoscenico, è una pedana. Solo una grande pedana, da quando il palcoscenico è stato fatto avanzare».

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