«Rispettate il diritto alla casa»

«Rispettate il diritto alla casa»

Non sembra avviarsi verso il lieto fine l’odiessa di Annita Di Francesco, novantenne, invalida, non vedente e non deambulante, da settant’anni inquilina di un piccolo appartamento di proprietà del Comune, in via Cappellini, rione Esquilino. E ora - a quanto pare -, forse per un ritardo nella presentazione dell’istanza, «tagliata» fuori dal diritto di opzione per l’acquisto della casa. Forse già assegnata, provvisoriamente, attraverso la nuda proprietà, nonostante l’accorato appello per una «benevola considerazione» rivolto di persona e per iscritto ai responsabili di Risorse per Roma.
A riaccendere i riflettori sul caso - denunciato dal Giornale nei giorni scorsi - è una lettera aperta dell’ingegner Nicolino Patitucci, consulente tecnico del Tribunale di Roma. «L’istanza della nonnina - scrive Patitucci - era tesa al fine di usufruire del diritto di opzione per l’acquisto della sua casa da lei abitata da circa 70 anni. (...) La direzione del dipartimento III, ufficio patrimonio del Comune - sostiene nella lettera Patitucci - ricevuta l’istanza via fax da Risorse per Roma che l’aveva protocollata e ricevuta dalle mani della nonnina, ha disposto la vendita all’asta della nuda proprietà di quell’abitazione, incurante di numerosi fattori troppo importanti evidenziati dall’istante e inquilina ultranovantenne e gravemente invalida».
L’ingegnere-consulente ripercorre quindi la vicenda della signora Di Francesco, fino al j’accuse secondo il quale «qualcuno, dal dipartimento III del Comune di Roma», avrebbe telefonicamente disposto (agli uffici della società Risorse per Roma, pur propensi ad accogliere l’istanza e fermare la vendita all’asta della nuda proprietà di quella piccola abitazione) di procedere comunque alla prevista vendita all’asta di quell’unità». Vendita che - il condizionale è d’obbligo - sarebbe «avvenuta nello stesso giorno, sembrerebbe con l’aggiudicazione provvisoria a terzi della nuda proprietà».
Nella sua lettera aperta, Patitucci solleva dubbi sulla procedura seguita. «Pur se nel diritto - scrive l’ingegnere - per comprensibili motivi economici e pur legati al suo stato di salute e all’età, la nonnina non può procedere con un ricorso da inoltrare al Tar, oppure con un ricorso al tribunale ordinario, come ben suggerito da un sorpreso ma subalterno funzionario del Comune di Roma».

Dunque, l’appello a Veltroni, per «un celere, giusto, autorevole provvedimento del Primo Cittadino di Roma, quale disposizione per una provvidenziale correzione per la positiva e giusta considerazione e risoluzione che il caso merita».

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