Rissa in carcere: Olindo aggredisce un agente

Un agente della polizia penitenziaria in servizio nel carcere delle Novate di Piacenza sarebbe stato aggredito da Olindo Romano dopo un diverbio a causa della presenza di un'infiltrazione di acqua nella cella

Rissa in carcere: Olindo aggredisce un agente

Piacenza - Un agente della polizia penitenziaria in servizio nel carcere delle Novate di Piacenza sarebbe stato aggredito da Olindo Romano, condannato all’ ergastolo per la strage di Erba. Secondo indiscrezioni, il fatto è avvenuto ieri mattina, verso le 9. L’addetto alla vigilanza, un vice sovrintendente, è stato trasportato all’ospedale Guglielmo da Saliceto per essere medicato, soprattutto per escoriazioni al volto subite nell’ aggressione.

L'aggressione dell'agente Secondo le poche informazioni trapelate, l’aggressione all’agente sarebbe partita alla richiesta di liberare le grate delle inferriate per consentire al personale di effettuare la "battitura" delle stesse. La pratica consiste in un controllo necessario all’agente per accertarsi che non vi siano state apportate modifiche, in vista di un eventuale tentativo di fuga. Olindo Romano è detenuto nella casa circondariale piacentina in isolamento: a tenerlo costantemente in osservazione è uno dei due agenti che hanno in capo la vigilanza dell’intero settore (una trentina gli ospiti).

Il legale: "Si è lamentato dell'acqua" Fabio Schembri, uno dei legali dei coniugi Olindo Rormano e Rosa Bazzi, non è ancora stato informato dell’aggressione. "So che stava pensando a delle istanze per ottenere un riavvicinamento alla moglie - ha commentato Schembri, che oggi incontrerà il suo assistito in carcere -. L’ultima volta si era lamentato in quanto nella sua cella entrava dell’acqua, probabilmente a causa della pioggia ma mi sembrava tutto sommato tranquillo".

La visita della moglie Alle Novate Olindo Romano ha nel frattempo ricevuto, cinque giorni fa, la terza visita della

moglie, Rosa Bazzi, dal carcere di Vercelli, dove è detenuta per lo stesso fatto. I precedenti ingressi della donna nella casa circondariale emiliana risalgono alla vigilia di Natale e ai primi giorni di gennaio. 

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