Per Zeman, ho un debole. É bene confessarlo subito, insieme con la mia identità geografica, sono nato a Foggia, cresciuto a pallone e troccoli, prima di addentrarmi nell'ultimo caso che ha avuto per protagonista la squadra del cuore, il Foggia appunto. Il 2 a 2 di domenica col Gela è stato scandito alla fine da una mega-rissa, visione onestamente indecente per chi ama il calcio e si dichiari innamorato dello spettacolo prodotto dalla giovanissima band Zeman. Il punto del pari definitivo è scaturito da un episodio discusso, molto discusso. Con un foggiano a terra, quelli del Gela hanno mandato il pallone in fallo laterale per permettere i soccorsi. Che si sono rivelati evitabili perchè il giovanotto si è ripreso subito. Così i rossoneri di Puglia, invece di restituire il pallone al Gela secondo codice fair-play, hanno puntato a rete e fatto centro. A quel punto si è scatenato il finimondo.
Zeman, alla fine della partita sospesa dall'arbitro, ha avuto un torto e una ragione. La ragione è costituita da un clamoroso precedente (gol subito dopo che un attaccante ha tolto con la mano il pallone alla presa del portiere), il torto dalla mezza giustificazione resa ai suoi ragazzi che avevano dovuto misurarsi con la tattica perditempo del Gela. Per essere unici, come sta dimostrando il Foggia attuale che ha puntato sui giovani, bandito gli stipendi super, abolito i privilegi anche nei confronti degli ultrà, la palla andava restituita. O almeno, fatta la frittata, andava riconosciuto l'errore come riescono a fare le persone in buona fede. E i ragazzi del Foggia sono sicuramente in buona fede.
A volte riconoscere l'errore, come ha fatto Gattuso, vale moltro più di una filosofica dissertazione sui mali del calcio al tempo di Vialli e all'uso di farmaci in numero industriale.
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