Rissa nella cella frigorifera a colpi di coltelli e kebab

La scena che viene spontaneo immaginarsi è cruda. Con sfumature da grand guignol. Quasi un prodotto delle ossessioni cinematografiche di un Quentin Tarantino. Invece salta fuori dritta dritta dalla cronaca. Racconta di una maxirissa tra egiziani, botte feroci tra connazionali per banali questioni di quattrini. Il fatto è che l’episodio, questa volta, si è consumato nella cella frigorifera di una macelleria islamica. A raccontarlo nei particolari, prende il retrogusto, e un po’ tutti gli ingredienti, di una chicca per patiti di film splatter.
Accade di lunedì, in via Ciceri Visconti 14. Sono circa le due del pomeriggio. Quattro grossisti egiziani hanno appena finito di scaricare una partita di carne halal nella macelleria e rosticceria «El Kolafa el Rashdin». Vogliono essere pagati alla consegna, come pare avvenga per consuetudine con i due proprietari, loro connazionali. Mentre tutti si trovano ancora nella cella frigorifera del negozio, i grossisti presentano dunque la fattura: 663 euro, più qualche centesimo. Quando i macellai rifiutano, proponendo una dilazione di quindici giorni come - sostengono - previsto nel contratto di fornitura, il clima gelido della cella si surriscalda.
Uno dei grossisti afferra un coltellaccio da cucina, minaccia di usarlo. Il più anziano dei proprietari, 47 anni, ha il tempo di chiamare il 112, poi scatta il pestaggio. Gli costerà una frattura del setto nasale. Portato al Fatebenefratelli verrà poi medicato e giudicato guaribile in un paio di settimane. Anche il suo socio, trentaquattrenne, viene aggredito dai connazionali, rispettivamente di 56, 29, 23, 24 anni, tutti con il permesso di soggiorno. E tutti anche piuttosto furiosi per il mancato incasso. La mischia è piuttosto vivace così i pochi istanti prima dell’arrivo dei carabinieri sono più che sufficienti per creare 1.200 euro di danni all’interno del negozio. Vittima della furia anche il tradizionale girarrosto verticale, l’ormai noto «kebab».
I militari non hanno fatto fatica a separare i contendenti, molto più duro cercare di capire cosa fosse successo perché i sei «lottatori» nella concitazione del momento parlavano solo arabo. E così, per non sapere né leggere né scrivere, alla fine sono stati tutti portati in caserma.

Dove, una volta ricostruiti gli eventi, sono stati dichiarati in arresto e trasferiti a San Vittore a disposizione del magistrato. Non è improbabile che il giudice poi in queste ore confermi l’arresto ma li metta anche subito dopo in libertà provvisoria.

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