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Ristampa del libro di Turati in ricordo di Anna Kuliscioff

La sua attività a sostegno del partito dei Lavoratori. La Fondazione riedita gli articoli con le firme illustri

Ristampa del libro di Turati in ricordo di Anna Kuliscioff
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Nessuna distanza fra diverse visioni del mondo dovrebbe mai oscurare la lucidità morale nel riconoscere le qualità umane, il rigore etico e la determinazione con cui alcuni individui hanno perseguito la propria missione politica, sociale e civile.

In occasione della morte di Anna Kuliscioff, il 29 dicembre 1925, il liberale Luigi Albertini, per oltre 20 anni direttore del Corriere della Sera da cui era stato estromesso da appena un mese, fornì una memorabile lezione di questo fondamento di onestà intellettuale: "Separato dall'estinta da una diversa concezione politico-sociale - scrisse - potevo e posso bene ammirarla sinceramente e rendere omaggio alla grande luce che la irradiava". Non è un caso che il messaggio di cordoglio, rivolto a Filippo Turati, sia riproposto nella prefazione, a cura di Walter Galbusera, del reprint del libello In memoria, curato dalla Fondazione Anna Kuliscioff nell'ambito delle iniziative per il centenario dalla scomparsa.

Il volume, originariamente pubblicato da Turati nel maggio del 1926 con una tiratura di 750 esemplari dedicati "a lei, agli intimi, a me", racchiude ricordi e testimonianze di amici, compagni ed estimatori di Anna pubblicati sul numero 1-2 di Critica Sociale del gennaio 1926, oltre ad articoli apparsi tra la fine del 1925 e il marzo dell'anno successivo su altri periodici e, di grande interesse, la cronaca della cerimonia funebre del 31 dicembre '25 vista dalla prospettiva di giornali di differente orientamento tra cui Il Lavoro, L'Avanti, L'Italia, che registra unanime la stima di cui godeva la "dottora dei poveri". Tra le firme illustri, quelle di Claudio Treves (con il contributo "Una donna, una socialista"), Luigi Salvatorelli ("Quello che più colpiva..."), Pietro Nenni ("Una consolatrice"), Giuseppe Canepa ("Anima pura"), Arturo Labriola ("Venti anni fa..."), Ivanoe Bonomi ("Quel che Essa fu"), oltre a Piero Della Giusta, Angiolo Cabrini, Fausto Pagliari, Mario Borsa, Oda Olberg, Nino Mazzoni, Dino Bonardi e molti altri. Toccante la testimonianza "Spirito indefessamente attivo" di Giovanni Amendola, spirato a Cannes il 7 aprile 1926 proprio mentre Turati correggeva le bozze del libro. "In questa donna - ricordava - non sentii nulla che somigliasse a un abito di politica professionale o alle deformazioni inevitabili della mentalità partigiana". Di lei resta nitido il progetto di una società nuova, da costruire attraverso un modello di socialismo gradualista e democratico che deprecava la dittatura del proletariato, ma che negli anni a seguire fu messo alla porta dalle correnti massimaliste.

Non ce ne vogliano gli alfieri del gender correct se ci permettiamo di ricordare quanto di lei scrisse Alessandro Levi, che su Critica Sociale la definì "un cervello maschile, un cuore materno" capace di "dar

dei punti a molti uomini anche di valore", ma soprattutto la celebre affermazione di Labriola secondo cui il socialismo italiano aveva un sol uomo, che era poi la Kuliscioff. D'altronde erano altri tempi. Anche a sinistra.

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