Gianandrea Zagato
Quattrocentomila euro per novanta metri quadri, esclusa la buonuscita di altri cinquantamila euro. E contante alla mano, tempo due giorni, il negozio passa di mano. Merito delle capacità finanziarie di quellimmobiliare che sta a due passi da via Bramante, con il responsabile capace di andare al sodo senza farsi ingabbiare dalle normative. Miracoli made in Chinatown e cinque giorni quel negozio riapre senza più linsegna al neon di abbigliamento italiano. Al suo posto cè un marchio cinese, naturalmente intraducibile.
Benvenuti in Paolo Sarpi e dintorni, dove lo sfratto dei negozi made in Italy è ormai prassi quotidiana. Negli ultimi sette giorni sono stati «sfrattati» altri tre negozi gestiti da italiani: una macelleria, un casalinghi e una merceria. «Tra qualche giorno ci gioco la faccia avremo tre nuovi negozi-magazzini di abbigliamento: merce a basso costo, venduta senza troppo badare alla cassa e un viavai dalle otto alle otto, sabato e domenica comprese» osserva il titolare di una libreria che già preannuncia la sua fuga: «Lincasso non brilla e i costi fissi salgono. Lofferta me lhanno già fatta, anche velata da una minaccia quando ho risposto picche alla seconda proposta». Quale? Silenzio, meglio non dire di più. Finale di conversazione che la dice lunga sul clima che si respira nelle trattazioni in Chinatown. Ma per chi è sul punto di lasciare alle spalle unattività ventennale cè chi vuol resistere: «Qui ha lavorato mio nonno, poi mio padre e adesso ci sono io: motivo sufficiente per non lasciare. Ma garantisco che il gioco si fa pesante». In cambio dellanonimato segue racconto delle minacce che, sorpresa, arrivano quasi sempre allora di chiusura e sempre formulate da donne o ragazzi. Poche parole in un italiano stentato e lannuncio che qualcosa di brutto può accadere.
Rischio di troppo per impedire lapertura dellennesimo bazar made in China che, dati alla mano, si scopre gestito da tre, quattro famiglie: quelle che, tra laltro, hanno in comune la licenza dellagenzia immobiliare e che - altro denominatore -, in passato, sono state al centro di unindagine dellassessorato al Commercio di Palazzo Marino per le richieste di licenze commerciali presentate sempre con lappoggio di un commercialista. Lunico di questa storia che non ha gli occhi a mandorla.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.