Milano - Uno spiraglio è venuto in serata, quando il ministro dei Trasporti Altero Matteoli, uscendo da Palazzo Chigi, ha dichiarato: «I contatti ci sono sempre, si cerca di rimettere in piedi la trattativa con Cai ma la situazione è disperata». In effetti è uno spiraglio sottile, in questo momento, perché il ritiro dell’offerta per l’acquisto di Alitalia da parte dell’assemblea della Compagnia aerea italiana è stato formale e unanime, «non teatro» come assicura un testimone. È mancato quel «largo consenso sindacale» considerato condizione essenziale per andare avanti. Si è ripetuto, insomma, lo stesso copione di primavera, quando gli stessi sindacati costrinsero alla resa la prima compagnia del mondo, Air France-Klm. Corrado Passera, che è stato l’artefice della cordata e del piano Fenice, si è limitato a un laconico: «È un gran peccato». L’assemblea si è svolta nel pieno centro di Milano, a Palazzo Clerici, è iniziata alle 16 ed è durata un’ora abbondante. Fuori dall’edificio i soci sono stati accolti da un drappello di dipendenti Alitalia e vivacemente contestati. Sono stati gridati slogan come «Via la casta, riapre l’asta», «Meglio falliti che in mano ai banditi», «Piersilvio al check-in a 600 euro al mese». L’assemblea è stata aperta da Roberto Colaninno, che ha illustrato nei dettagli, insieme all’ad di Intesa Sanpaolo, la trattativa svolta nei giorni scorsi. Come già martedì a palazzo Chigi, egli ha anche fatto riferimento allo scenario economico che si è delineato su base mondiale; uno stato di crisi, dagli esiti non ancora prevedibili, che - ha detto - attribuisce maggior valore alle proposte formulate da Cai. Colaninno e l’amministratore delegato Rocco Sabelli hanno poi riferito sugli sviluppi delle ultime ore. Alle 15.50 scadeva il termine posto da Cai ai sindacati per l’accettazione delle proprie proposte. Due ore prima è giunto invece un documento firmato dalle sei sigle sindacali che alla vigilia non avevano sottoscritto l’accordo quadro, teso a rilanciare su esuberi, contratto e rappresentanze sindacali nella Nuova Alitalia; rimettendo quindi in discussione l’intero piano industriale. Il dibattito è stato vivace, facendo emergere alcuni elementi sostanziali. Innanzitutto, l’assenza di margini di trattativa, dopo le ultime concessioni migliorative dell’offerta legate a retribuzione, produttività e distribuzione di futuri utili ai dipendenti. Poi, l’improponibilità di modifiche al piano industriale, cardine dell’intera proposta. Ma l’argomento sul quale l’assemblea ha mostrato la massima compattezza è stato quello sindacale. Ovvero la contraddizione della Cgil, che ha fatto pervenire due documenti. Il primo contenente l’approvazione del piano industriale e del contratto degli assistenti di volo. Il secondo, sottoscritto con le altre sigle sindacali «dissenzienti», teso a rimettere in discussione il network, il numero dei piloti e la piattaforma contrattuale. Imprenditori di successo, dotati di fiuto ed esperienza, hanno constatato l’impossibilità di una trattativa con una controparte considerata assolutamente inaffidabile. E la decisione finale (più che unanime, «granitica» come ha riferito un presente), è stata quella di ritirare l’offerta e di lasciare l’Alitalia al suo destino. Nessuna futura convocazione. Da rilevare comunque che Cai non si scioglie: si può osservare che la proposta di scioglimento non era all’ordine del giorno, ma si può anche notare che la società rimane intatta in attesa di nuovi eventi. Forse questo può essere messo in relazione con la frase di Matteoli citata in apertura. Cai, alla fine dell’assemblea, ha diffuso una nota per esprimere «la più profonda delusione nel constatare che non si è realizzata la prima e principale condizione del progetto Nuova Alitalia che avrebbe permesso la nascita di una nuova compagnia aerea competitiva malgrado il momento difficile per il settore aereo e per l’economia in generale».
Continua il testo: «La drammatica situazione di Alitalia - molto peggiore di quella che aveva dato luogo ad altre offerte di acquisto in passato - e dei mercati internazionali, non permette di allungare ulteriormente una trattativa che è stata approfondita e che ha portato a numerose concessioni. Ulteriori concessioni e dilazioni metterebbero irrimediabilmente a rischio la realizzazione del piano».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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