Ritornano le caldarroste al prezzo «vecchio»

Barbara Carrer

Milanesi «tranquilli», niente rincari per le caldarroste: eccole puntuali a connotare l’arrivo dell’autunno. Sono ben 50 i chioschi che in città le vendono, effondendo calore e un inconfondibile profumo di braci.
Una vera e propria tentazione per gli occhi e il palato, quella polpa gialla e tondeggiante, che spicca tra le spaccature del guscio. Sì, dunque, niente rincari. Peccato però che le castagne non si possano ancora definire a buon mercato. Il prezzo (che come sempre viene stabilito a numero) va dai tre (confezione da dieci-undici castagne), ai cinque euro (pacchetto da 20-25), a seconda della dimensione del cartoccio.
«Sono la qualità e le modalità di preparazione, a giustificare la spesa», argomenta Antonio Luccisano, presidente dei caldarrostai milanesi e titolare del chiosco in zona Duomo.
«Quelli venduti a Milano - spiega - sono rigorosamente marroni che provengono dalle zone dell’Appennino tosco-emiliano e dalla Val di Susa. Bisogna tener conto, dunque, delle difficoltà legate alla raccolta (tra le quali e non ultima, la scarsità di manodopera), e di uno scarto di frutti pari al 10 per cento, spesso passibile di aumenti dovuti a danneggiamento o marcitura». E conclude: «Da mettere nel conto c’è anche la spesa per la carbonella, che ammonta a un euro e 50 al chilogrammo».


Tutti questi fattori, giustificherebbero, a detta del rivenditore, la disparità di prezzo tra le castagne da cuocere vendute da mercati o rivenditori vari, e quelle «doc» dei chioschi cittadini. Queste ultime vengono servite belle pronte e fumanti, anche se, spesso, non sempre cotte a puntino a causa della fretta e del grande quantitativo di frutti presenti nel «calderone».

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