Il ritorno di Bacharach sogno americano nelle note di un pianoforte

Ottantun anni di musica, di note piovute sulla sua testa, per parafrasare una sua leggendaria canzone: Burt Bacarach non smette di fare e pensare musica, di raccontare la propria lunga storia d'amore con la melodia. Questa sera lo farà a Brescia, nella storica piazza della Loggia (ore 21, ingresso, 57,50-38 euro, info: 892.101), per un concerto che si annuncia imperdibile. L'ex Beatle Ringo Starr metteva Bacharach sul gradino più alto del proprio podio personale come compositore, e la cosa colpiva un po' tutti: i quattro Scarafaggi stavano cambiando il volto della musica pop e rock e uno di loro si levava il cappello di fronte a un tessitore di brani confidenziali, al sapor di piano bar. Anzi, nell'album di esordio, i quattro di Liverpool attinsero da subito al suo repertorio, registrando l'intrigante Baby It's You. Tutto normale, perché un filo rosso collegava la band più celebre del pianeta al pianista e compositore di Kansas City: l'istinto naturale per la melodia, per la creazione di motivi capaci di inchiodarsi nel cervello dell'ascoltatore. Brani come Raindrops Keep Falling On My Head, A House Is Not A Home, Baby It's You, I Say A Little Prayer For You, I'll Never Fall In Love Again, Arthur's Theme (composta per Christopher Cross) sono entrate nell'immaginario collettivo, sono stati interpretati da artisti come Dionne Warwick, Aretha Franklin, Tom Jones e, parlando di casa nostra, Ornella Vanoni. Sue canzoni appartengono di diritto alla storia della musica, basti pensare che dal 1957 ad oggi, Bacharach ha piazzato ben centoventidue canzoni nella «Top 40» delle classifiche angloamericane. Quest'anno, il vecchio Burt ha trovato pure il tempo di produrre la canzone «Come in ogni ora» portata a Sanremo da Karima Ammar, giunta seconda tra le nuove proposte, e attesa come special guest nel live di questa sera. Al Brescia Summer Festival 2009, come un monarca delle sette note, Burt Bacarach si presenta con lo scettro d'ordinanza - il proprio pianoforte - e una band d'eccellenza con tanto di sezione fiati. Discendente di un'agiata famiglia di ebrei tedeschi, Burt Bacharach ha le stimmate del predestinato: avvicinato alle sette note sin dall'infanzia, in età più matura studiò composizione all'università, proponendosi come pianista e arrangiatore del gruppo musicale che accompagnava Marlene Dietrich, la diva del cinema e cantante rinata a nuova vita in America dopo l'avvento del nazismo in Germania. Nel 1958, a soli trent'anni, Bacarach è già in cima alla vetta: la sua canzone Magic Moments (ancora oggi iper-sfruttata in innumerevoli situazioni, non ultima la pubblicità) veniva cantata da Perry Como e spedita in alta classifica, e vinceva il primo «disco d'oro» della storia. In un'epoca in cui, non va dimenticato, per vincere i dischi d'oro bisognava realizzare cifre a sei zeri.

Oggi, monumento di sé stesso, Bacarach ha accettato come divertissement l'apparizione in qualche film (ad esempio, i comici demenziali della serie Austin Powers). Da buon americano, si gode senza sensi di colpa un successo che dura da una vita.

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