Il ritorno in piazza del pane Si sforna anche solidarietà

In una struttura di oltre 400 metri quadrati 150 artigiani prepareranno michette, brioches e focacce. Obiettivo: trovare i fondi per costruire un nuovo forno nello Zambia

Daniela Uva

Nove giorni all’insegna del pane, ovvero dell’alimento più semplice, sano e gustoso della nostra tradizione. Dall’11 al 19 giugno «Pane in piazza» torna con un nuovo grande obiettivo: costruire un forno in Zambia e addestrare professionisti in grado di gestirlo. Nella cornice di piazza Duomo sarà costruita una tensostruttura di oltre 400 metri quadri dove 150 panificatori milanesi impasteranno e faranno degustare michette, brioches e focacce.
«Andiamo in piazza per dimostrare la genuinità dei nostri prodotti artigianali - spiega Antonio Marinoni, presidente dell’Associazione panificatori che organizza la rassegna -. I proventi della manifestazione serviranno a creare un panificio in Africa con annessa una scuola di panificazione. Il forno sarà realizzato fra settembre e dicembre e sarà il decimo nato nel Terzo Mondo. Il primo è stato quello di Betlemme, quello sorto in Guatemala produce un milione di gallette al giorno per i bambini delle scuole dell’obbligo».
Nei giorni della manifestazione (che sarà inaugurata sabato alle 11.30 con una preghiera recitata da monsignor Libero Tresoldi) saranno organizzati numerosi eventi e giornate a tema, laboratori artistici per i bambini e una mostra fotografica per raccontare il restauro della Casa del Pane. Il 17 giugno sarà la volta di un convegno in collaborazione con l’Accademia della Crusca dedicato al futuro della lingua italiana. Nei pomeriggi del 12 e 19 sarà possibile partecipare alle visite guidate nella Casa del Pane. Sabato 18, infine, durante la Notte Bianca, saranno distribuite migliaia di merendine, brioche e pizze in sei diversi punti della città. «Questo evento sarà l’occasione per riunirsi in piazza - dice Roberto Predolin, assessore comunale al Commercio -. La prossima volta si potrebbe pensare di organizzarlo a Pechino, magari in piazza Tienanmen. Per una volta saremmo noi a esportare qualcosa in Cina». Una provocazione che potrebbe trasformarsi in un progetto concreto e realizzabile entro il 2007, come ha promesso il presidente Marinoni. «Tutelare il pane - continua Predolin - significa difendere la piccola distribuzione, dimensione molto importante in una grande città, ma purtroppo minacciata dalla concentrazione dei grandi centri commerciali e dai progetti delle domeniche lavorative». Punto, quest’ultimo, molto discusso. «Sono favorevole alle aperture domenicali solo quando servono davvero», precisa Predolin.


«La domenica occorre assicurare i servizi fondamentali - conferma Simon Paolo Buongiardino, amministratore dell’Unione del Commercio di Milano - ma l’eccesso di attività potrebbe portare alla chiusura delle piccole aziende che non sono in grado di reggere quei ritmi». «Sarebbe inutile ampliare l’offerta in assenza di una domanda adeguata - conclude Costante Persiani, segretario generale dell’Unione -. Bisogna, invece, sforzarsi di avvicinare i cittadini al piccolo commercio».

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