Rivelazioni su celluloide C’è anche Walter Chiari

Se il buongiorno si vede dal mattino, questo 2010 regalerà grosse soddisfazioni al cinema italiano. Le pellicole di Verdone, Virzì e Muccino, una più bella dell’altra, distribuite in questo mese di gennaio, hanno dimostrato che sappiamo fare ancora dei bei film, alla faccia di chi storce il naso, ammalato di esterofilia. Dal 29 gennaio e fino al 7 febbraio, il capoluogo lombardo dà il suo contributo al nostro movimento con una manifestazione, «Il cinema italiano visto da Milano», giunta alla sua ottava edizione, che rappresenta un momento fondamentale per fare il punto, insieme ad autori, attori e protagonisti che ruotano attorno al grande schermo, sullo stato della nostra cinematografia: da Filippo Timi a Margherita Buy, da Isabella Ragonese a Davide Ferrario, da Valerio Mieli a Sergio Rubini. Il tutto, sotto la perfetta regia di Cineteca Italiana (e con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, di Provincia e Regione, dell’Agis e della città di Paderno Dugnano) che ha dislocato in tre locations (Spazio Oberdan, Area Metropolis di Paderno e Cinema Astra di Como) gli oltre 60 appuntamenti che arricchiscono un calendario mai così ricco di spunti e proposte (visibile sul sito www.cinetecamilano.it).
Tra questi, va sottolineato il concorso Rivelazioni che viene considerato il cuore della manifestazione meneghina. Come in un vero festival, una rosa di cinque pellicole (La straniera di Marco Turco, Aria di Valerio D’Annunzio, Una notte blu cobalto di Daniele Gangemi, La strategia degli affetti di Dodo Fiori, Vedozero di Andrea Caccia) sarà sottoposta al giudizio degli spettatori delle tre sale. La peculiarità è che questi film sono in molti casi opere prime, produzioni indipendenti non ancora distribuite sui grandi schermi e i registi in concorso avranno la possibilità di presentare le proprie opere incontrando il pubblico prima e dopo le proiezioni. Il film che risulterà vincitore avrà il privilegio della distribuzione su iniziativa di Cineteca e Agis.
Impossibile citare, poi, tutti gli altri appuntamenti ma ci piace ricordane quattro per la loro peculiarità e ricaduta milanese. Il 29, ad esempio, si parte con un omaggio ad un grande milanese d’adozione, quel Walter Chiari di cui potremo vedere, in anteprima italiana nella versione recentemente restaurata (per ora si è vista solo a Locarno), Quel fantasma di mio marito, pellicola del 1950, diretta da Camillo Mastrocinque, che era andata letteralmente perduta dopo essere stata in sala per poche settimane; ad introdurre la serata, il critico Tatti Sanguineti e Pietro Briguglio (figlio del produttore Ferdinando) che l’ha ritrovata e restituita, grazie a Cineteca Italiana, al grande schermo.
Sempre il 29 sarà il giorno del documentario Giallo a Milano di Sergio Basso che racconta la comunità cinese che vive nel nostro capoluogo. Suggestivo è anche l’appuntamento con Vittime, il docu-film girato da Giovanna Gagliardo (31 gennaio), che ricostruisce gli «Anni di Piombo» con le parole e le testimonianze di chi è stato vittima del terrorismo; all’evento, organizzato dalla Presidenza del Consiglio comunale per omaggiare i molti caduti che il terrorismo fece a Milano presenzieranno, oltre alla regista, anche Paolo Pillitteri e alcuni membri dell’Associazione Vittime del Terrorismo.
Negli ultimi mesi si è parlato molto di dialetto ed ecco che la kermesse offre due spunti interessanti.

Il primo è la visione, in versione originale siciliana (con sottotitoli italiani) di Baaria, la pellicola di Tornatore che è stata esclusa dalla corsa agli Oscar. La risposta lombarda? Arriva con l’anteprima di un’edizione del capolavoro di John Ford, Sentieri selvaggi, doppiata in dialetto lombardo. Il risultato? Se ta cati...ta copi (proiettato il 7 febbraio).

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