Rivelino, sessant’anni di «botti» per il reuccio del grande Brasile

Era l’uomo delle punizioni della Seleçao di Pelè che travolse l’Italia nel ’70: un giocatore di classe con la potenza di Adriano. Ma vinse un solo scudetto

Tony Damascelli

Una faccia da eccezziunale veramente. Come il primo Diego Abatantuono, con il baffo al posto giusto. Roberto Rivelino di anni sessanta, che bello scherzo ci propone subito, l’1 gennaio del 2006. Eccoci qui a riscrivere la storia con la nostalgia grande come il Pan de Azucar.
I favolosi anni Settanta lo videro protagonista, tre mondiali, uno micidiale in Messico al punto che i giornalisti con il sombrero definirono il suo tiro «patada atomica» perché con quella coscia da wrestling Rivelino sapeva scaricare una potenza esplosiva, roba da squarciare un muro non soltanto una barriera su punizione. Qualcuno ha forse dimenticato quel momento da scherzi a parte al mondiale ’74? La barriera dello Zaire si piazza, Rainea, arbitro rumeno, fischia, Rivelino studia la traiettoria, indugia, tentenna e dal gruppetto africano si stacca uno con la maglietta numero 2, si chiama Mwepu e di nome fa Illunga. Costui va diritto verso il pallone e lo calcia, sì proprio lui mentre Rivelino assiste, Rainea estrae il cartellino dell’ammonizione.
Fu quella una gag ma Rivelino non ha vissuto soltanto di questi fotogrammi. Il reuccio del parco, così lo chiamavano a Rio fermo restando che il monarca assoluto era, resta e resterà Pelè che a fianco di Rivelino giocò. Uno con un tiro così, con una finta da fermo e in corsa, quasi volasse, non lo ricordo. Nemmeno Adriano che mette già paura a prescindere. Eppure Rivelino conta una sola vittoria di campionato, nel 1975 col Fluminense contro l’America al Maracanà. Erano gli ultimi trenta secondi della partita e un tale Braulio prese il pallone con la mano, a venti metri dalla propria porta. Pais che era il portiere dell’America scrutò il cielo e incominciò a pregare. Rivelino piazzò il pallone, baciò lo stesso, prese una breve rincorsa, scaricò la rabbia. Non si hanno notizie di Pais, si hanno ancora notizie del Maracanà e della torcida «Flu» mentre quella dell’America versava lacrime.


Dopo Palmeiras, Corinthians e Flu il reuccio andò a prendere gli ultimi dollari dallo sceicco, accettando l’offerta araba dell’El Hemal. Roba vecchia, datata come le cose che riguardano un calcio che fu ma che è bello riaccarezzare. Ovviamente auguri e al momento di spegnere le candeline ripensi a Illunga Mwepu. Magari le spegne lui.

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