nostro inviato a S. Paolo
«I politici che hanno votato in favore dellaborto hanno commesso un peccato grave. Devono comprendere che con questa decisione si sono autoesclusi dalla partecipazione alleucaristia. Ma non sono scomunicati perché io non ho scomunicato nessuno». Il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico, si è trovato coinvolto nelle polemiche seguite alle parole del Papa sulla scomunica e sullaborto sul volo Roma-San Paolo. Incontriamo il primate al termine dellincontro di Benedetto XVI con i giovani.
Che cosa è accaduto? Avete o no scomunicato i politici abortisti?
«Quando è stata approvata la legge che nel distretto di Città del Messico depenalizza laborto entro la dodicesima settimana affermando che fino a quel momento non cè vita io mi trovavo in Cina, per una visita privata, invitato dal Comitato olimpico. Non ho mai minacciato di scomunicare i politici abortisti, non lho fatto, non lo farò. Sono arcivescovo qui da dodici anni e non ho mai scomunicato nessuno. Mi sono state attribuite più volte sui giornali intenzioni o decisioni che non mi appartengono».
Lei o altri vescovi messicani non avete mai parlato di scomunica?
«Sia io che altri vescovi, nelle scorse settimane, quando si parlava della legge abortista, abbiamo ricordato ciò che è scritto nel canone 1398 e cioè che chi procura laborto incorre nella scomunica latae sententiae...».
E i politici?
«Il codice non parla di loro. Un vescovo, se lo ritiene, può iniziare un procedimento di scomunica, ma deve ascoltare la persona interessata e poi, eventualmente, emanare un decreto. Cosa che io non ho fatto».
Che cosa pensa della risposta data da Benedetto XVI ai giornalisti?
«Ho letto la trascrizione delle sue parole. La domanda dava erroneamente per scontato che la scomunica ci fosse stata. Mi sembra che nella risposta il Papa non abbia voluto riferirsi specificamente ai politici o al Messico, ma abbia fatto una considerazione più generale ricordando ciò che è previsto dal diritto canonico, senza menzionare i legislatori. Del resto, quando era ancora Prefetto della dottrina della fede, il cardinale Ratzinger, rispondendo a una richiesta dei vescovi americani su questo tema, aveva usato un criterio pastorale più che giuridico.
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