La rivincita del naso

L’olfatto è stato disprezzato per secoli dalla scienza: ma ora uno studio dice che è il senso che indica al cervello come muovere le mani

La rivincita del naso

Milano - Venite pure avanti, voi, con il naso corto. Già Guccini faceva annusare a Cyrano aria di rivincita. L’eroe di Rostand, col suo naso esagerato, era un campione d’altri tempi. Con la spada e con l’olfatto, il terzo senso, quello che la tradizione ha relegato nella cantina dell’istinto e delle emozioni. Irrazionale e quindi marchiato d’imperfezione. Passionale, cioè ambiguo. Diffidare dello sporco: è pericoloso. Però la scienza, dopo secoli di disprezzo aristotelico e cartesiano, ci ha ripensato: l’olfatto è primordiale, ma non primitivo. Influenza la vita quotidiana e anche il cervello: determina come ci orientiamo nel mondo. Come afferriamo un’arancia, ad esempio: se sentiamo il suo profumo asprigno, muoviamo subito le dita pronti a gustarla. Non è perché la vediamo: l’impulso è dato dall’odore che annusiamo.

Lo hanno dimostrato gli scienziati dell’università di Padova: è il naso a suggerire al cervello come interagire con gli oggetti, trasferendo le informazioni annusate alle mani che, poi, si comportano di conseguenza. Nell’esperimento, raccontato in un articolo sulla rivista Public library of science, percepire odore di mandorla faceva preparare le dita ad afferrare il frutto, anche se poi, nella realtà, sotto gli occhi c’era sempre l’arancia. Quando vista e olfatto sono in disaccordo, il secondo non cede alla prima: ma, alla fine, il cervello trova un compromesso per riuscire a compiere l’azione più efficace.

Lo studio padovano smentisce la débâcle evolutiva del naso: secondo Darwin l’olfatto, il più antico sistema di percezione sviluppato dagli esseri viventi, avrebbe perso potere nei primati e nell’uomo, a favore di vista e udito, sensi così fini da essere considerati addirittura categorie interpretative delle religioni e delle civiltà. I calcoli degli scienziati sembravano dare man forte: i topi hanno ancora i mille recettori di una volta, a noi umani ne sono rimasti solo 350. E non funzionano neanche tanto bene. Se ne lamentava già Aristotele, figuriamoci come sono peggiorati i nasi col passare dei secoli, con le città sovrappopolate, i miscugli di profumi, odori e puzze, i gas di scarico, i fumi industriali, le sigarette, la nebbia, le cucine dei ristoranti e la munnezza che, ancora nel 2008, rimane regina di alcune strade, a ricordare i tempi che Patrick Süskind ha fatto riannusare a tutti nel suo romanzo Il profumo, diventato anche un film. E invece no. La scienza scopre che, nonostante le avversità, il naso ce l’ha fatta. Annusa, imperterrito. Azzecca anche in amore: è fattore di attrazione e guida naturale al partner giusto (lo confermano le ricerche della psichiatra inglese Elisabeth Cornwell).

Dicono che le donne siano più abili, col fiuto. Per esempio - assicurano gli studiosi dell’università della Pennsylvania - a capire se il latte è scaduto. Con gli uomini il fiuto femminile è meno sicuro. Impreciso, a volte.

Però il naso c’entra sempre: il biochimico americano Richard Axel che, insieme a Linda Buck, ha vinto il Nobel per le scoperte sui meccanismi dell’olfatto, ha confessato che, fra i diecimila odori che ci sono offerti, il suo preferito è il profumo di donna. Anche il naso di Cyrano avrebbe approvato.

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