La repressione e le sbarre contro il web. La rivolta del pane contagia come un virus Algeria e Tunisia e rimbalza sui media di tutto il mondo. Dietro il "successo" mediatico delle sommosse un esercito di ragazzi pronti a filmare (coi cellulari) e riversare tutto in rete, in tempo reale. I filmati degli scontri e delle violenze di questi giorni viaggiano in rete e spopolano su Youtube e Facebook. Una protesta che sfugge alle maglie della censura e raggiunge tutto il mondo. I governi africani reagiscono con la repressione. Nei giorni scorsi la polizia tunisina ha arrestato un rapper autore di un brano dal testo critico verso il governo, Hamada Ben-Amor di 22 anni: "Circa 30 poliziotti in borghese lo hanno portato via da casa senza dirci dove. Quando abbiamo chiesto il motivo dell’arresto loro hanno risposto "lui lo sà". Ben-Amor è un cantante molto noto tra i suoi fan con lo pseudonimo de Il Generale. La scorsa settimana aveva lanciato su Internet una sua nuova canzone, dal titolo "Presidente, il tuo popolo sta morendo" che nel testo fa riferimento ai problemi dei giovani e alla piaga della disoccupazione nel Paese.
Nel mirino blogger e rapper antigovernativi Il 6 gennaio è finito dietro alle sbarre anche il blogger e attivista Slim Amamou e il suo account di Twitter è stato cancellato. Stessa sorte per il blogger El Aziz Amami e la lista dei cyber dissidenti finiti dietro alle sbarre, secondo Reporters Sans Frontières, arriva fino a cinque.
Un giro di vite che indigna l'Occidente e l'Unione Europea che, per voce dell'Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza Catherine Ashton, chiede la scarcerazione immediata "di manifestanti, blogger e giornalisti trattenuti dalle forze dell'ordine".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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