La rivoluzione di Loris manda tutti nel pallone

«Il segreto del mio insuccesso» di Daniele Cobianchi: business e ironia alla milanese

Tutti dicono di odiare Milano, ma tutti brigano per andare a Milano e, quando qualcuno ci riesce, non vuole più venir via. Questo non vale solo per i terruncielli, ma per l'intera provincia italiana. Compresa quella usa a sciacquare i suoi panni in Arno o nel Parma. Loris Colombo è un parmigiano (guai a chiamarli parmensi, si offendono a morte...) assai più puro di Camillo Langone (che ha ascendenze borboniche), eppure non riesce ad evitare le trappole del provincialismo. A Milano come aspirante manager di una agenzia pubblicitaria internazionale, è il protagonista del romanzo Il segreto del mio insuccesso (Mursia, pagine 148, euro 13,50), opera prima di Daniele Cobianchi, parmigiano e, guarda un po’, manager di una prestigiosa agenzia pubblicitaria internazionale.
Nella capitale lombarda, dove risiede ormai da non pochi anni, Loris ha evitato con cura i contatti con la locale comunità parmigiana. Forse per fuggire la tristezza delle rimpatriate, più probabilmente il giudizio critico dei compagni di scuola, di fronte ai quali - è noto - siamo del tutto nudi. Fino a quando non arriva il successo professionale, che lo colloca tra i protagonisti della mitica «Milano da bere». Allora il dottor Colombo accetta, sostanzialmente, di pavoneggiarsi davanti ai vecchi amici.
In realtà, il Nostro è un insoddisfatto cronico, sempre alla ricerca di «realtà più inclini alle mie attitudini». Anche quando sembrerebbe aver sfondato - col lavoro, i soldi, le donne, la popolarità - sogna la vecchia passione: voleva fare il musicista.
Del resto, non avrebbe dato, Vitaliano Brancati, metà del suo talento, in cambio di un bel paio di bicipiti? E non soffriva maledettamente Marotta, per non riuscire a scrivere il testo di un successo sanremese? Conosco uno fra i chirurghi più bravi del mondo che avrebbe voluto fare il veterinario...
Cobianchi è bravo nel raccontare con garbo e ironia questi stati d'animo tutt'altro che infrequenti. Riesce nel piccolo capolavoro linguistico di rendere divertente lo slang anglofono oggi in uso e di norma insopportabile. Quella di Loris Colombo è la storia di un giovane alla ricerca della grande occasione. Che si presenta una sola volta nella vita e deve essere acchiappata al volo. Un uomo con tante qualità, proprio per questo forse senza qualità, presto consapevole che la «Milano da bere» ti inghiotte e digerisce in un lampo.
La grande occasione arriverà. Da un’idea di Loris che intende rivoluzionare il calcio, facendolo «uscire dal campo». Ovvero allontanandolo dal business.

Togliendo ai giocatori i Porsche Cayenne e assegnandogli improbabili Fiat 127. E trasformando le Veline in cessi intrombabili.
Insomma una Rivoluzione. Sulla scorta di quanto è scritto nell’Ecclesiaste, con «gli schiavi che vanno a cavallo e i cavalieri a piedi». Più o meno.

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