Una cascata di riccioli da cui escono note e melodie, parole e ritmo, in una dimensione onirica. Roberta Barabino, genovese sulla trentina, racconta davanti a un caffè in cucina, il suo cammino musicale. Ha sempre scritto per regalare poesie ad amici e parenti, la chitarra presa in mano a dieci anni ha dato la magia, e le canzoni si sono concretizzate in un cd di nove tracce sotto il nome di Magot. Canzoni prese dalla quotidianità: persone, sensazioni, colori ed emozioni suscitate anche da piccoli gesti o accaduti, come «Madame Cecile», dedicata a una clochard.
Magot, come bertuccia o tesoro, nomignolo con il quale il papà della cantante era solito chiamarla, è il suo primo cd, nato dalla collaborazione con Raffaele Rebaudengo, che è il produttore artistico. Nelle canzoni racconta metafore del vissuto quotidiano dal suo punto di vista e, mentre si evolve nella composizione, mantiene il suo stile personale, la sua semplicità, che vi arriveranno dalle orecchie direttamente al cuore, passando per i neuroni della fantasia.
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