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Sci: Sofia Goggia trionfa nel supergigante di Beaver Creek
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Rocca batte il primo colpo per spaventare i rivali

Oggi la combinata: punta subito al podio assieme a Fill. Ieri si è divertito a scendere in picchiata sulla pista di libera. Poi si è allenato con Alberto Tomba

(...) la concentrazione nelle pause tra una prova e l’altra. Per farlo, l’austriaco punterà dritto al letto, sperando di trovare un po’ di sonno scacciapensieri. Giorgio non sembra avere pensieri da scacciare, ha intorno a sé gente che sa sempre dargli buoni consigli, anche ora che è entrato in una dimensione in cui il semplice fatto di uscire e far tardi la sera viene enfatizzato e reso pubblico.
Concentrato e determinato, molto convinto e sicuro di sé, Giorgio sfoggia fiero i nuovi scarponi con il terzo gancio tricolore, una bella trovata dell’Atomic che ha fatto lo stesso regalino a tutti i suoi atleti olimpici, da Raich, gancio bianco rosso, a Miller, gancio stars & stripes, a Svindal, gancio rosso e blu.
Il suo pensiero fisso è uno: andare forte, in discesa tanto per cominciare, dove l’obiettivo è di non prendere più di due secondi e mezzo da Walchhofer e di restare sui tempi di Raich e Miller. Impresa non facile, anche se ieri nella prova Rocca è parso avere ampi margini di miglioramento, proprio come Raich, che confermandosi robot di livello eccelso è riuscito, frenando e slalomeggiando davanti al traguardo, a ottenere il 25° tempo e quindi il numero 6, lui che sognava di avere il 5.
Rispetto alle supercombinate di coppa del mondo, vinte quest’anno da Walchhofer (una) e da Raich (due), questa avvantaggia decisamente gli slalomisti, perché le manche fra i pali sono due e non una. Fu così anche a Bormio, ai mondiali dello scorso anno, dove Rocca finì terzo alle spalle dell’immancabile Raich e del norvegese Svindal, strepitoso ieri nella prova di discesa, chiusa con oltre un secondo di vantaggio su tutti nonostante le quattro curve fatte davanti al traguardo.
La combinata è una gara spesso criticata, ma scorrendo l’albo d’oro olimpico spiccano atleti prestigiosi, da Mader a Kjus a Aamodt, il campione in carica, mentre l’unico nome un po’ fuori posto è quello di Josef Polig, l’azzurro che ad Albertville, nel 1992, vinse davanti al compagno di squadra Gianfranco Martin dopo una gara rocambolesca in cui tutti i favoriti, da Aamodt ad Accola a Girardelli, finirono fuori. È da allora che l’Italia non parte con speranze di podio e il bello è che lo fa con due atleti, perché oltre a Rocca oggi si può puntare anche su Peter Fill, già terzo a Wengen e quarto a Kitzbuehel, con Patrick Staudacher che invece punta solo a rifare bella figura in discesa.
A dare prestigio a questa combinata saranno soprattutto Raich e Miller, con il secondo che sulla carta sembra battibile solo da se stesso, perché se dovesse azzeccare tre prove senza errori gli altri non avrebbero speranze. Rocca punta decisamente a una medaglia e non lo nasconde, così come non nasconde la sua gioia nello scendere in picchiata giù per la discesa, disciplina che lo diverte e lo esalta quasi più dello slalom.

Ieri era bello vederlo al traguardo mentre scambiava le sue impressioni con i giovani azzurri che fanno da apripista, c’era anche il figlio di Piero Gros, Giorgio anche lui, che ammirava Giorgio - «quello forte, non io» - per come riesce a sciare pulito, stiloso eppure veloce anche in discesa, uno stile tipico da slalomista che ha sempre la situazione sotto controllo, centimetro dopo centimetro.
Sarà lunga e faticosa la prima giornata olimpica di Giorgio Rocca, speriamo non sia una giornataccia.

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