Rodolfo Laganà: «Dopo i Mondiali far ridere i romani sarà più facile»

Maria Letizia Maffei

Scendendo le scale che da Ponte Fabricio, il più antico di Roma, portano all’Isola Tiberina, si ha l’illusione di essere proiettati nella Roma di qualche decennio fa; lineare, pulita, disegnata dalle tante luci che ne esaltano i tratti architettonici, mentre il fiume scorre rumoroso a un passo da noi. Domani mattina, forse, sembrerà tutto diverso, ma la notte, il mormorio dell’acqua e le luci lungo l’argine ingannano piacevolmente i sensi. Ed è qui che questa sera inizierà «Zac! Risate all’italiana» una rassegna dedicata alla comicità «dal vivo», parte integrante della storica manifestazione «L’isola del Cinema». Il primo appuntamento è con Rodolfo Laganà un attore che si è avvicinato molto, nella sua carriera, alla felice arte della Commedia all’italiana, scivolando dal one-man-show ai musical di Garinei e Giovannini, abituato a regalare ogni sera un’esperienza di grande impatto emotivo.
A pochi giorni dalla vittoria dei Mondiali sarà più o meno facile catturare l’emozione della gente per una nuova esperienza di aggregazione?
«Il mio rapporto con il pubblico è talmente diretto che si può quasi parlare di spettacolo corale; una ricchezza assoluta a cui non potrei rinunciare. La vittoria dei Mondiali di calcio ha sensibilizzato gli animi e credo che sia più facile coinvolgerli e solleticarli, anche grazie alla presenza in scena di straordinari musicisti: Stefano Palatresi, Massimo Calabrese, Sasà Flauto e Bibino Bartoli».
Nello spettacolo «Geneticamente mortificato» descrive il mondo delle frustrazioni e delle insoddisfazioni multilevello. Quale antidoto consiglia?
«Una buona dose di autoironia e di sincerità verso gli altri ci può tenere lontani dal caos ideologico; e comunque per essere fieri di se stessi bisogna difendere le proprie convinzioni fino alla fine, con onestà e sincerità».
Lei è cresciuto al Laboratorio del maestro Proietti a pane e pause, pane e mimica. Questo la distanzia dalle nuove generazioni di cabarettisti. Vorrebbe essere più vicino ai moduli televisivi di oggi?
«Credo che il futuro sia nel passato; i grandi successi televisivi lasciano il tempo che trovano quando sei solo in scena. Dobbiamo rivalutare il mestiere dell’attore, che significa lavorare con umiltà e professionalità insieme. È per questo che sto tentando di realizzare un’operazione complicata, una commedia musicale all’italiana, non una falsa copia dei musical americani. Mi piacerebbe molto far parte di una commedia, magari con un ruolo da caratterista che tanto mi si addice».


Terminiamo con una dritta per vivere meglio, oppure dovrei dire una mandrakata?
«Godiamoci di più il nostro tempo; smettiamola di correre e soprattutto stiamo più zitti che ormai parliamo tutti e nessuno ascolta più!».
Per vederlo con i propri occhi basta recarsi questa sera alle 21.30 all’Isola Tiberina, Isola del Cinema - Sala Visconti, biglietti 5 euro.

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