Rogo nel campo rom: quattro bimbi arsi vivi In manette i genitori

Livorno, sono fuggiti lasciando i piccoli (dai 4 ai 10 anni) nella baracca in fiamme

Rogo nel campo rom: quattro bimbi arsi vivi In manette i genitori

da Livorno

Sono morti abbracciati, come in un ultimo disperato tentativo di proteggersi dalle fiamme che in pochi attimi li avevano circondati. I tre fratellini Eva, 10 anni, Danchiu, 8, e Nengi, 4 (la maggiore e il minore erano sordomuti), insieme con Lenuca, 6 anni, sono le vittime della nuova tragedia della disperazione che ha colpito un improvvisato campo rom: quattro baracche addossate ai piloni di un ponte della variante Aurelia, nella zona industriale alla periferia nord di Livorno. Verso la mezzanotte di venerdì, un incendio che gli inquirenti definiscono «devastante» ha distrutto in pochi minuti l’area, riducendola a un tappeto di cenere. Il sostituto procuratore Antonio Giaconi, incaricato delle indagini, ha subito escluso l’ipotesi dell’attentato, indicata dalla stessa comunità rom, e l’inchiesta ha preso un’altra direzione: «Un drammatico incidente avvenuto in un ambiente ad alto rischio di infiammabilità, unito a carenze di controllo e a gravi negligenze». E in tarda serata è arrivato il provvedimento di fermo per i genitori dei piccoli, Nengi Clobotar e Uca Calderar, padre e madre dei tre fratellini, e per i genitori di una delle bambine morte. Il padre di quest’ultima aveva negato per diverse ore la paternità della vittima.
I due uomini e le due donne sono accusati di incendio colposo e abbandono di minore e incapace (i due fratelli sordomuti) con l’aggravante della morte. I quattro romeni sono stati trasferiti nel carcere livornese delle Sughere, mentre le altre persone della comunità sono state lasciate andare.
I genitori delle vittime erano presenti sul luogo del rogo quando sono arrivati i vigili del fuoco, poi si sono allontanati come tutti gli altri membri della comunità e sono stati rintracciati solo intorno alle 2.30 nella zona della stazione.
I romeni sono originari di Brasov ed erano arrivati a Livorno un mese fa, dopo aver inutilmente cercato ospitalità (secondo quanto raccontato da alcuni parenti) nel campo rom di Pisa. Vivevano di elemosine, ma avevano instaurato un rapporto cordiale con le persone del luogo.
Delle quattro piccole vittime restano solo pochi panni stesi ad asciugare al sole, un passeggino a pezzi, un giocattolo. Il resto è svanito in pochi attimi, bruciato dalle fiamme scaturite molto probabilmente da un fuoco interno alla baracca dove i bambini dormivano e che ha attecchito rapidamente, tra il legno delle pareti improvvisate, i teloni di nylon posti a copertura, le sterpaglie secche che circondano il terrapieno sotto il cavalcavia.
La tragedia ha sconvolto non solo la comunità rom, ma anche l’intera città di Livorno, non senza strascichi polemici. Il sindaco Alessandro Cosimi ha subito riunito una giunta straordinaria, esponendo la bandiera a lutto e proclamando il lutto cittadino con la sospensione per ieri sera della festa «Effetto Venezia», in corso in uno dei quartieri storici della città labronica. Decisione che ha fatto arrabbiare gli ambulanti e i ristoratori interessati dal provvedimento: così si è deciso di sospendere solo per un quarto d’ora le attività dei commercianti. Sulla tragedia è intervenuto anche il ministro Ferrero.

«È senza dubbio una tragedia annunciata», ha detto, aggiungendo che «per interventi in favore dei nomadi il ministero può fare poco, perché ha pochi poteri». Le «competenze più proprie sono dei comuni e delle regioni».
Si gioca a scaricabarile.

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