Rogoredo e l’ex Alfa Arese le due possibili alternative

Se ne dicono ormai di tutti i colori sull’Expo. E anche qualche ipotesi che poteva sembrare fantascienza, ricomincia a prendere corpo di fronte all’idea di una rinuncia che sarebbe una figuraccia internazionale, dal momento che il governo si è impegnato ufficialmente ancora una volta per l’evento con il dossier di registrazione presentato al Bie (il Bureau international des expositions) il 22 aprile scorso.
Rimangono due questioni aperte, per le quali il Bureau parigino ha concesso una proroga fino a ottobre: la prima è dimostrare il pieno possesso delle aree e la seconda spiegare quale ne sarà l’utilizzazione finale, al termine dell’Expo 2015. È proprio la mancanza di chiarezza sul destino immediato (e a lungo termine) del sito che ha riacceso le speranze di operatori economici e esponenti politici non soddisfatti del progetto di candidatura presentato nel 2008 e confermato pochi mesi fa.
I conti ancora in sospeso con il Bie lasciano sperare qualcuno di poter persino spostare il luogo in cui realizzare l’Expo: non l’area a nord-ovest contigua alla fiera di Rho-Pero, ma altre ipotesi che, se hanno l’handicap di dover essere vidimate dal Bie, presentano il vantaggio di una più facile acquisizione della proprietà delle aree, se non addirittura la possibilità di averne la disponibilità da subito.
Un’ipotesi di cui si discute, e che avrebbe il vantaggio di risolvere un problema economico e politico che grava storicamente su Milano e la Lombardia, è di ricorrere all’area di Arese. Al momento i terreni della ex Fiat Alfa Romeo sono legati ai destini dell’Expo 2015 solo da un parcheggio di servizio, che dovrebbe essere realizzato proprio in appoggio alle attività di Fiera e Expo, insieme a un Centro per la mobilità sostenibile dai contenuti ancora non definiti.
Le aree di Arese sono di proprietà di privati e cioè della Finiper (settori ipermercati) di Marco Brunelli e l’area non è ben infrastrutturata come quella contigua alla Fiera di Rho, ma l’acquisizione potrebbe avvenire in modo agevole, dal momento che la soluzione per quell’area è già da tempo negli scenari degli operatori e delle istituzioni, coinvolte con un accordo di programma.
Un’altra pista approda a Porto di Mare, l’area nei pressi della fermata della metropolitana sulla quale dovrà sorgere la Cittadella della Giustizia.

In questo caso l’ampiezza del sito consentirebbe di trasportare il masterplan da un’area all’altra senza problemi, ma si tratterebbe di una soluzione che sconvolge totalmente il progetto dal punto di vista urbanistico: da nord ovest il sito si trasferisce a sud est. Il vantaggio sarebbe che la proprietà delle aree è già del Comune. Naturalmente, su tutti questi spostamenti virtuali, incombe la necessità di persuadere il Bie.

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