Roland Petit porta i Pink Floyd alla Scala

La prima volta accadde al Palais des Sports di Marsiglia. Era il 1972 e i Pink Floyd mettevano il loro rock, esplosivo e struggente, al servizio delle coreografie di Roland Petit. Un incontro felicissimo tra assoli visionari e movimenti «sulle punte», creati su quelle note da un mostro sacro del balletto. Il tutto, sbocciato per il capriccio geniale di un’adolescente. «Il “Pink Floyd Ballet” è nato grazie a mia figlia. Mi disse che dovevo andare assolutamente a Londra ad ascoltare questa band inglese. E poi che dovevo farci un balletto». Roland Petit lo ha rivelato ieri, durante la presentazione dello spettacolo ospitato dal 29 giugno al 10 luglio al Teatro della Scala. Una genesi casuale per uno balletto cult, che ha girato il mondo e che approda in Italia, per la prima volta, nella sua versione aggiornata. Dai palazzetti dello sport ai velluti del Piermarini, l’intuizione sperimentale della figlia quindicenne di Petit si è trasformata col tempo in un classico. «Quando gli proposi l’idea, i Pink Floyd la raccolsero subito. Non solo accettarono di suonare, ma si offrirono anche di modificare alcune parti dei brani in funzione del balletto», racconta Petit. Il coreografo oggi settantaseienne, dopo essersi «esercitato» collaborando negli anni Quaranta con Picasso, Prévert e Cocteau, ha raccolto il rock e gli effetti laser psichedelici della band britannica per cucirgli addosso movimenti dal solido impianto classico. «I ballerini non avranno costumi particolari. Saranno i giochi di luce, semmai, a vestire i loro movimenti», sottolinea Petit. «Ci siamo divertiti, ma abbiamo fatto anche molta fatica per preparare lo spettacolo - ha detto Massimo Murru, étoile che ballerà il 29 e 30 giugno e il 2 luglio -. Dietro la veste sbarazzina della musica rock abbiamo incontrato un sacco di difficoltà». Svetlana Zakharova, che lo affiancherà, conferma: «A me non toccano molti passi, perché il grosso del lavoro spetta al corpo di ballo. Ma sono movimenti molto complicati. Con un potenziale energetico immenso». Dai primi quattro movimenti iniziali, il «Pink Floyd Ballet» si è ampliato e rinnovato nel tempo. Oggi propone un programma in tredici brani, capaci di tradurre diverse atmosfere e stati d’animo, dai più intimi ai più galvanizzanti. Petit si è lasciato ispirare liberamente («come ho sempre fatto in carriera») da album come The Wall, The Dark Side of The Moon, Meddle. «Dopo i primi spettacoli, non ero sicuro se continuare a proporre lo spettacolo senza il supporto live dei Pink Floyd», ha rivelato. Invece il successo è stato immenso. Domani, alle 18, alla Scala ci sarà un incontro di presentazione: lo cura Marinella Guatterini; sarà ospite anche Riccardo Bertoncelli, storico del rock e grande conoscitore dei Pink Floyd. L’incontro è rivolto ai cultori del balletto ma anche a quelli della band: due anime che convivono nel ballerino, nonché raffinato compositore, Guillame Coté.

Sarà «guest star», insieme con il ballerino mongolo Dugaraa, il 29 e 30 giugno e il 2 luglio. E ieri ha confessato: «Per me la chiamata di Petit è un’occasione eccezionale. Sono sempre stato un fan scatenato dei Pink Floyd».

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