Rolling-mania, i fan assaltano San Siro

Il popolo degli Stones per ore in attesa della band, tra vecchietti nostalgici e famiglie al completo

Marta Bravi

Odore di salamella e cipolle, tricolori, cori che inneggiano alla nazionale, magliette azzurre. «Le vendiamo a 10 euro - dice un ambulante - per i “fissati”. Ormai ce l’hanno tutti». Se non fosse per i bagarini che urlano come al mercato e per qualche striscione con la linguaccia, non si direbbe che questo sia uno dei concerti più attesi dell’estate. San Siro: i Rolling Stones inaugurano a Milano la prima tappa del loro tour europeo. Mick Jagger porta fortuna all’Italia e i fan glielo vogliono far sapere: «Sopra il mondo il tricolore, per voi il battito del cuore», recita uno striscione. La gente, di ogni età e genere, armata di sacchetti della spesa e zaini stracolmi di birra aspetta pazientemente sotto il sole di entrare: il termometro alle 18 segna 42 gradi.
I fan sono organizzati e non si curano dei bagarini che cercano in tutti i modi di vendere gli ultimi biglietti: 120 euro per il prato, 80 per il primo anello, 60 per il terzo. Man mano che passano le ore cambiano i prezzi: c’è chi chiede 100 euro per il primo e chi urla «O lo vendo o lo brucio». C’è anche chi azzarda 200 euro per il box Sky: «Costa 250. Te lo do a 200, c’è l’aria condizionata e il ristorante a tua disposizione», insiste l’uomo. «Non ti stupire: ne ho appena venduto uno a 400». C’è chi ha pagato di più: una signora di Bari ha speso 895 euro su Internet per ritrovarsi a mani vuote. «Mi hanno imbrogliato - dice sconsolata -, adesso che sono qui vorrei un altro biglietto uguale. Truffata per truffata...».
Alla cassa Nord nessuno si allarma, di biglietti ce ne sono ancora. Alle 12 erano disponibili ancora 3mila biglietti (oltre ai 57mila già venduti), ma ne avanzano ancora. Nonostante si tratti dell’unica data italiana, il concerto non è da sold out. San Siro tiene comodamente 80mila spettatori...
Non la pensano così gli aficionados del rock ’n roll accorsi da tutte le regioni d’Italia pur di assistere al megaconcerto. Ci sono famiglie al completo: «Lui è venuto apposta dall’Argentina per gli Stones», dice una ragazza che tiene per mano la figlia, indicando il fidanzato. C’è una coppia da Bergamo, lei è incinta di otto mesi: «È la prima volta che li sento, spero di farcela», dice sorridendo.
Intanto gadget e folklore si sprecano: in molti indossano le magliette dei precedenti tour, prova tangibile della loro fedeltà. Si vendono anche fasce alla Keith Richards per 5 euro e magliette con la linguaccia per 10-15 euro. Quelle originali si trovano solo oltre i cancelli e costano tra i 25 e i 35 euro. Marco, 60 anni circa, un po’ allampanato, indossa un cappello fatto di jeans con tanto di logo degli Stones dipinto a mano. «Li ho sentiti nell’82, anche se preferisco i Beatles. Mi bastava però vendere due-tre cappelli per comprarmi il biglietto, ma ci sono i vigili», dice sconsolato.


E poi ci sono i fan veri, quelli duri e puri: una coppia venuta apposta dal Giappone e due amici di Mariano Comense con un figlio al seguito: «Ero al Palalido nel ’70 - dice Felice, 57 anni -, sono stato a Torino nell’82 e a Basilea nell’85. I Rolling fanno parte della nostra vita». «Forse andiamo anche il 5 agosto in Germania - incalza l’amico -, gli Stones ci emozionano ancora».

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