Rom, anche il Pdl dice no alle case Aler per i nomadi

Il caso rom continua a provocare discussioni e divisioni, anche all’interno delle singole forze politiche. La questione è quella dell’assegnazione di alloggi popolari alle famiglie nomadi residenti nei campi insediati nel territorio comunale.
Sul piano predisposto dal Comune e approvato dal ministero il Pdl ha presentato una mozione urgente, che è stata depositata ieri in Consiglio comunale, e riguarda proprio la decisione della giunta di assegnare case popolari ai rom sgomberati da Triboniano. «Il Consiglio comunale impegna il sindaco e la giunta «ad attivarsi nei confronti del commissario straordinario all’emergenza rom» affinché «le 25 abitazioni messe a disposizione da parte dell’Aler alle associazioni e le cooperative sociali del privato sociale non vengano assegnate ai nuclei familiari rom».
Sulla mozione il gruppo del Pdl si è riunito prima del Consiglio comunale, giungendo a testo condiviso dalla maggior parte dei consiglieri del gruppo. Aldo Brandirali ha però già annunciato in aula il suo voto contrario, proponendo una modifica al testo. Mentre erano in corso in aula gli interventi liberi, il gruppo del Pdl è tornato a confrontarsi per la modifica al testo.
Il Pd ha deciso di cavalcare il caso. Con una sua mozione. Il documento chiede di indirizzare le famiglie rom «che hanno i requisiti per l’alloggio popolare a presentare domanda, nel pieno rispetto della normativa vigente e delle graduatorie» senza «percorsi privilegiati né discriminazioni» e «utilizzare per i percorsi di accompagnamento all’abitare parte degli alloggi sequestrati alla mafia, alloggi che per legge devono essere assegnati alle associazioni per obiettivi sociali».
Il documento urgente è stato presentato dalla consigliera Carmela Rozza. La mozione si affianca a quella depositata dal Pdl.

La mozione del Pd chiede anche a sindaco e giunta di «concordare con il prefetto lo sgombero immediato degli insediamenti abusivi e a predisporre la ricollocazione contestuale delle persone sgomberate in aree adeguate e controllate», di «stipulare il patto di legalità con le famiglie da avviare all’inserimento sociale», di rendere pubblico nel dettaglio il piano nomadi definito con la prefettura «confrontando le scelte con il consiglio comunale e le associazioni di volontariato e i cittadini di Milano».

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