Rom, compagni con Penati ma a titolo personale

Slitta la verifica ma tra presidente e maggioranza crisi solo rinviata

Quel verbale lo firmano tutti, non solo gli assessori dissidenti, anche quelli assenti. Scenetta da tempi bulgari a Palazzo Isimbardi. Evitano così che, lui, Filippo Penati presidente della Provincia, concretizzi la minaccia sin qui verbale: «Gli ritiro le deleghe». Ma, attenzione, quella firma posta ieri mattina sul verbale della seduta della giunta provinciale di lunedì - con tanto di provvedimento tormentato sul tema sicurezza - è solo un atto formale ovvero non fa da collante alla sinistra di Palazzo Isimbardi. Anzi, quelle firme che apparentemente sventano la crisi allargano di fatto la divisione già esistente tra l’inquilino di via Vivaio e la sua maggioranza.
Valutazione che Luca Guerra (comunisti italiani) mette nero su bianco in una nota dove definisce «la posizione politica del nostro assessore al nomadismo Francesca Corso strettamente personale» ossia «non rappresenta in giunta quella del partito». Parole come pietre, quello di chi impone a Penati di «mettere subito in bilancio un milione di euro per finanziare progetti di integrazione sociale verso chi oggi vive ai margini della società e vive di espedienti». La risposta, Penati, la trova sfogliando le locuzioni - «vivere di espedienti» - nei dizionari Garzanti, Zingarelli e Wikipedia: «Chi vive di espedienti è colui che per vivere si adatta a tutte le circostanze, talvolta senza onestà». Come dire: «Il denaro della Provincia va al contrasto dell’illegalità e delle azioni disoneste e non a sostegno di chi vive di disonestà».
Virgolettato che non trova conferma tra le delibere in discussione nelle prossime sedute della giunta provinciale, dove c’è pure quella che prevede «l’acquisto di n. 4 appartamenti situati al civico 29 di via Varanini a Milano, già locati alla Provincia di Milano attualmente a favore della fondazione Casa della Carità da destinare alla popolazione rom». Sì, quattro appartamenti occupati dai rom dell’ex favela di Capo Rizzuto, dove furono arrestati anche i responsabili di uno stupro avvenuto nel cuore di Milano. Ah, l’importo dell’atto che Penati deve poi sottoporre alla votazione del consiglio è pari a «un milione e 404mila euro iva inclusa».
Dettaglio di quel progetto sicurezza di Penati che Roberto Caputo (Sdi) definisce di «sinistra e riformista», mentre Antonello Patta (Prc) - incassata l’accusa di «irresponsabilità» da parte di Penati - vagheggia ora di aver «evitato una degenerazione dei rapporti interni». Scenette di una crisi che Penati non sa governare se non a colpi di ultimatum - prova è lo slittamento della verifica di maggioranza - e che tempo qualche settimana, è destinata a scoppiare, quando Rifondazione dopo sulla spartizione del Pd pretenderà la presidenza del consiglio oggi in mano alla Margherita.

Penati continua a restare poco credibile agli occhi della sua maggioranza, mentre in Comune si approva (con il voto della sinistra) il numero chiuso per i rom in città. Svolta radicale, che per Milly Moratti è «pagina nera», ma è «accordo che fa giustizia del buonismo a senso unico» per quasi tutti gli altri dell’Ulivo.

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