RomaSarà pure il «vecchietto» che non ha vinto nulla in carriera (parole di Mourinho) ma Claudio Ranieri con la sua Roma sta tenendo vivo il campionato. La marea giallorossa comincia a far sentire i primi schizzi sulla schiena dellInter: nel girone di ritorno i giallorossi (sei successi su sei) hanno già rosicchiato otto punti agli avversari e ora sono a -5 con il vantaggio dello scontro diretto in casa fra un mese. Non male, se si pensa che dal 17 gennaio (giro di boa del torneo) a oggi la Roma ha avuto un Totti a mezzo servizio e Toni praticamente indisponibile. E sulle polemiche interiste di sabato sera non ha dubbi. «Il direttore di gara ha fatto bene, labbiamo visto tutti, forse ha sbagliato solo sul fallo di Milito che ha piantato i tacchetti sulla tibia di Palombo. Per il resto, arbitraggio ottimo, non era facile in un ambiente surriscaldato...».
Lambiente romanista, invece, comincia a respirare aria di ribaltone. «Onestamente non credo che si sia riaperto il campionato - vola basso Ranieri - stiamo facendo un super lavoro e dobbiamo essere contenti per questo. Non mi voglio nascondere e non sono De Coubertin che diceva limportante è partecipare, ma voglio aspettare. LInter è rabbiosa, compatta, in nove contro undici meritava di vincere più della Samp. Noi stiamo correndo su tre fronti, abbiamo molta carne sul fuoco a cominciare da giovedì con lEuropa League, dobbiamo essere bravi a non lasciarla bruciare...».
Nella tavola imbandita immaginata da Ranieri, per il popolo giallorosso è lecito sognare, lo dice anche il tecnico. Che avverte con unaltra metafora come la Roma sia «nel pieno del curvone in attesa del rettilineo finale». Al quale i giallorossi stanno arrivando a velocità supersonica, molto diversa da quella da «crociera» dei nerazzurri («io parlerei di trotto, più che di galoppo...», sottolinea lallenatore testaccino), senza brillare nel gioco ma con una buona dose di cinismo. L1-0 con il Catania, settima vittoria consecutiva e quindicesimo risultato utile in campionato, fa riprendere il cammino interrotto ad Atene e spegne sul nascere le prime polemiche tipiche di una città così innamorata del pallone. E come era successo a Firenze, tocca a Vucinic - diventato più che un attaccante di scorta (per lui tre reti nelle ultime quattro partite della Roma) - mettere il sigillo sui tre punti. «Buon per noi che Mirko ha fatto gol», ammette Ranieri che ricorda come la Roma avesse giocato giovedì.
La sfida con un Mihajlovic dal dente avvelenato («ma con Totti non volevo fare polemica...», si giustifica il serbo, rammaricato perché la partita «si è decisa con un corner») si presentava già difficile. Ma i forfait in extremis di Mexes e Pizarro complicano ancora di più i piani tattici di Ranieri: il francese passa una notte insonne perché i ladri gli sono entrati in casa mentre era in ritiro a Trigoria, spaventando moglie e figli; il cileno si ferma per un indurimento al polpaccio e viene tenuto a riposo in vista del ritorno di Coppa con il Panathinaikos. Ergo, la Roma deve chiedere gli straordinari in difesa a Burdisso e a Juan (in forma smagliante) e chiede a De Rossi di dare geometrie alla squadra, vista lassenza del «pendolo» giallorosso.
Il portiere Doni, finito sulla graticola dopo Atene, si becca più applausi che fischi, ma passa un pomeriggio tranquillo: il Catania è ben disposto in campo, ma non ha il cambio di passo che lo possa rendere pericoloso. Così alla Roma basta poco per condurre in porto la vittoria. «Se crediamo alla rimonta sullInter? Dobbiamo vincerle tutte, ma dobbiamo anche guardarci indietro», ammonisce Juan.
Roma aspetta il gran finale «Inter rabbiosa, noi corriamo»
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