Francesca Angeli
da Roma
Dalla parrocchia al miraggio della poltrona di sindaco.
Mario Baccini «romano de Roma» lancia il guanto in quella che appare una sfida difficile: battere linarrivabile ed onnipresente Walter Veltroni, attualmente assiso saldamente in Campidoglio. Intanto però il ministro della Funzione pubblica il primo intoppo deve affrontarlo in casa sua, ovvero la Casa delle libertà. Allannuncio della sua candidatura durante la kermesse dellUdc, Forza Italia ed Alleanza nazionale, come era prevedibile, non hanno fatto salti di gioia. Anzi il nome di Baccini per Roma appare più imposto dal suo partito che condiviso. Tanto che è proprio il ministro a specificare di sentirsi pronto ad affrontare Veltroni «a patto che i partiti diano libertà dazione nella ricerca di ulteriori consensi senza gelosie o veti incrociati».
Baccini si schermisce ma ha già le idee chiare su che cosa puntare per assestare qualche stoccata a Veltroni nel duello per la conquista di Roma. Prima di tutto sul suo passato da romano: i primi passi nella parrocchia e poi lungo i marciapiedi del popoloso quartiere Aurelio per poi diventare presidente del XVIII municipio. Poi le battaglie sostenute nella giunta capitolina «dove ero seduto tra i banchi della Dc», ricorda. Baccini invoca «il mondo cattolico e le categorie produttive» perchè scendano subito in cambo a mostrare la loro scelta. E si dice certo del fatto che «Veltroni non è imbattibile come hanno provato a farci credere».
Il ministro Udc ricorda che «Roma soffre di tanti malesseri, più o meno curati nel tempo» e che soprattutto «ha bisogno di un sindaco vero che si occupi in prima persona della città e non deleghi: ha bisogno di un sindaco che tra un taglio del nastro e laltro si occupi anche delle buche; tra un viaggio allestero e laltro renda anche il trasporto pubblico efficiente e tra una inaugurazione e laltra si occupi delle periferie che sono indecenti». Lobbiettivo della Cdl, aggiunge laspirante sindaco, è intercettare «quel patto sociale che ha sostenuto Veltroni e che ora si è sfilacciato e rotto» concludendo che la sua candidatura è «un atto damore verso Roma».
Insomma toni da apertura di campagna elettorale che però lasciano perplessi per primi i suoi alleati. Anche se in serata Baccini ha avuto un lungo e cordiale colloquio con il vicepremier Gianfranco Fini per chiarire la questione della candidatura.
Quello di Baccini è «un nome valido» per leurodeputato azzurro Antonio Tajani che però rimprovera allUdc una mancanza di concertazione con gli alleati. «Sarebbe stato meglio ragionarne con tutta la Cdl piuttosto che lanciarlo ad una manifestazione di partito - afferma Tajani - così sembra il candidato di un solo partito». Insomma sarebbe stato meglio discuterne prima. Anche perchè, conclude Tajani, «ci sono anche altre candidature, magari della società civile». Pienamente daccordo con Tajani un altro azzurro, Francesco Giro. «È un modo ben strano di proporre la propria candidatura - dice Giro -. O Baccini si propone come candidato di tutta la Cdl oppure la sua è una candidatura di una sola bandiera e allora inevitabilmente sorgeranno problemi». E problemi ci sono pure per Francesco Aracri, coordinatore regionale Lazio di Alleanza nazionale. «Quella di Baccini non è lunica candidatura - taglia corto Aracri -. Stiamo lavorando da tempo con tutte le forze della Casa delle libertà e non solo per trovare una forte, ampia e importante convergenza che faccia scaturire una candidatura che dia voce al malcontento delle famiglie, delle imprese e delle periferie abbandonate della nostra città». Al di là delle divergenze interne il ministro della Salute, Francesco Storace, sottolinea come la candidatura del ministro Baccini a sindaco sia stata ignorata dal tg del Lazio.
Nel centrosinistra la candidatura di Baccini viene accolta con rispetto dallo stesso Veltroni mentre viene definita un «bluff» dal verde Paolo Cento visto che «non convince neppure i suoi alleati».
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