Povero Toro. Battuto anche dal Cittadella (2-0), nonostante un inizio partita dignitoso. Quando però gira male, non c'è santo che tenga: il peggio è dietro l'angolo. Due pali colpiti, un gol annullato, un paio di rigori reclamati e le due reti subite in maniera un po' assurda: la prima (Ardemagni) dopo che l'arbitro Banti ha fermato involontariamente un rilancio della difesa favorendo l'azione dei padroni di casa, la seconda (Pettinari) con Loria fuori campo per farsi medicare in seguito a un calcione ricevuto poco prima. «Il risultato è negativo, ma non ci è girato nulla a favore - ha detto alla fine uno sconsolato Beretta -. Fare più di così, dopo una settimana del genere, non era onestamente possibile». Il presidente Cairo, presente in tribuna, potrebbe pensarla diversamente: dopo la partita è tornato a Milano con il ds Petrachi, un nuovo esonero è tutt'altro che da escludere. Colantuono è ancora a libro paga ed è in pole position.
I tifosi, intanto, non sanno più da che parte voltarsi e hanno invaso i forum di pareri che, nella maggior parte dei casi, assolvono Beretta ma non la società e il presidente Cairo: «Deve assolutamente lasciare libera la nostra squadra - si legge sul forum di toronews.net -. Non mi interessa se in questi cinque anni ha fatto male o bene, se è stato attaccato alla maglia granata o se ha gestito la società per suoi interessi personali. Arrivati a questo punto, non abbiamo scelta: bisogna ricostruire tutto. Non serve cambiare allenatore: la società va rifondata completamente, partendo da zero. Non c'è nessuno che voglia comprare il Toro? Proviamo a dichiarare che la società è in vendita, poi vedremo. Dobbiamo ripartire anche dalla Lega Pro, ma con gente diversa». «Basta! Cairo se ne deve andare - scrive un altro -. È lui il responsabile di queste figure penose. Appena arrivato, aveva dichiarato che avrebbe lasciato un segno nella storia granata: il segno sarà la Lega Pro!».
Qualcuno abbozza anche una difesa del presidente: «Ce l'avete con Cairo perché vive a Milano, ma pensate che un russo o un arabo vivrebbero a Poirino e si recherebbero sempre agli allenamenti? Mi pare che in tutti questi anni il Presidente abbia assistito a ogni partita in casa e in trasferta. Siamo la dimostrazione che il nome non conta, la serenità dell'ambiente sì: le squadre che lavorano in un clima difficile non producono risultati adeguati in nessun ambito lavorativo».
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