Roma - L'ultima parola spetta ora il Consiglio di Stato per la lista provinciale del Pdl di Roma, esclusa dalle elezioni regionali del Lazio anche dalla Corte d'Appello della Capitale che ha bocciato il ricorso per la riammissione. Ora i giudici di palazzo Spada si pronunceranno sulla sentenza del Tar che ha bocciato, qualche giorno fa, la richiesta di sospensiva presentata dal partito. Lo stop della Corte d'Appello arriva dopo il ricorso presentato l'altro ieri sera contro il pronunciamento del tribunale di Roma che ha rifiutato la seconda presentazione della lista Pdl, avvenuta ai sensi del decreto legge "salva-liste".
La Corte d'Appello ha respinto il ricorso con le stesse motivazioni per le quali la lista non era stata accolta dall'Ufficio elettorale del Tribunale di Roma: "mancava la prescritta documentazione", ha spiegato il responsabile elettorale del Pdl Ignazio Abrignani.
Intanto giovedì il Tar del Lazio ha ammesso alle elezioni tre liste: Alleanza di centro per la libertà, Lega Italia - Fronte Verde e Popolari Udeur secondo una novità interpretativa della legge regionale del Lazio, secondo cui in caso di scioglimento del Consiglio regionale che ne anticipi la scadenza di oltre 120 giorni e in sede di prima applicazione della legge stessa, il numero delle sottoscrizioni è ridotto alla metà. Una dottrina che lascerebbe spazio a molte piccole liste escluse per numero troppo basso di firme.
Non accenna a raffreddarsi intanto lo scontro, sul piano politico, tra le due candidate del Lazio. A soffiare sul fuoco, secondo Emma Bonino, le dichiarazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, secondo cui la mancata presentazione della lista Pdl sarebbe frutto di un complotto. "Tutte le volte un complotto. Il mondo ha da fare, non è che sta a guardare proprio noi", ha commentato la candidata del centrosinistra che ha ricordato come oggi lo scontro non sia più con la rivale Renata Polverini ma contro il premier in persona. "Le dichiarazioni del premier al Tg1? Spudorate menzogne, mai visto un tale profluvio di buffonate con la complicità della Rai, che avrebbe fatto meglio a chiamare il Circo Orfei. Berlusconi si legga i rapporti dei carabinieri che servono fedelmente lo Stato, non come i suoi scudieri".
Dura la replica di Renata Polverini: "Bonino contro Berlusconi? Io ho Pannella dall'altra parte: ognuno ha quello che si merita. La Bonino si confrontasse sui programmi, che è quello che interessa di più alle persone di questa regione". Poi ha commentato i sondaggi secondo cui i candidati del centrodestra alle regionali sarebbero penalizzati dall'assenza del Pdl: "vedremo", si è limitata a dire Polverini che resta comunque in campo con il sostegno delle altre liste. Ma nessuno può negare che gli occhi sono tutti su Palazzo Spada.
La decisione della Corte "Il mero possesso della cartellina non può provare sul piano logico, né in via presuntiva, la presenza all'interno di essa della necessaria documentazione". E' quanto si legge nel provvedimento con cui l'ufficio centrale regionale presso la Corte d'appello di Roma. "Il fatto che il dl 29/10 abbia consentito l'ingresso di qualunque mezzo di prova idoneo - proseguono i giudici - non autorizza l'utilizzabilità di qualsiasi elemento ai fini della decisione ma solo di quelli assistiti da una capacità dimostrativa del fatto e quindi corrispondenti quanto meno a indizi caratterizzati da gravità, precisione e concordanza". Nel provvedimento si legge come il Pdl abbia portato a prova della disponibilità dei delegati della documentazione una relazione di un carabiniere che "in realtà attesta unicamente di aver notato, nella disponibilità del Milioni nel momento in cui gli è stato interdetto l'accesso all'area adibita alla presentazione della lista 'una cartellina trasparente, opaca, dalla quale si intravedeva il simbolo del Pdl', cartellina contenente della documentazione della cui voluminosità non è stato in grado di dare indicazioni. Le relazioni - prosegue il provvedimento - non offrono indicazioni sul contenuto di essa neppure in via indiziaria". Per giunta "la circostanza che le informazioni offerte alla valutazione di questo ufficio sono state rese da soggetti la cui attendibilità intrinseca risulta minata dai rapporti intercorrenti tra i medesimi e chi dovrebbe trarne beneficio, è significativa del fatto che tali informazioni hanno una idoneità dimostrativa attenuata se non addirittura nulla".
Nel provvedimento si sottolinea come i ricorrenti non abbiano prodotto video a supporto delle loro dichiarazioni "I ricorrenti - rileva infine il provvedimento - avrebbero potuto dimostrare il contenuto della cartellina allo stesso modo in cui hanno provato il contenuto della 'scatola rossa', cioé attraverso la repertazione della documentazione nella cartellina. Repertazione che i ricorrenti, che pure hanno affidato ai carabinieri il contenuto della scatola rossa, non hanno richiesto di effettuare.
Ciò avrebbe consentito di accertare in modo inequivocabile il contenuto della cartellina". Per cui "non risulta assolutamente provato che il delegato Pdl fosse in possesso, alle 12 del 27 febbraio, della prescritta documentazione indispensabile per la valida presentazione della lista"