«Questa bomba io l'ho vista cadere. Nella primavera del 1943 ne caddero due nel mio quartiere: una esplose e l'altra no». Giuseppe Zaganelli, 85, da sempre abitante di Tor Tre Teste, quartiere della periferia est della capitale, se lo ricorda, quell'ordigno bellico risalente alla seconda guerra mondiale per disinnescare il quale ieri un intero quartiere di Roma è stato evacuato. Racconti e ricordi che si sovrapponevano ieri mattina nel centro di accoglienza allestito nella caserma dell'XI Battaglione trasporti Flaminio per quelli tra i 6mila senzatetto per qualche ora che non hanno trovato miglior modo per passare una domenica decisamente particolare. Trascorsa in un'atmosfera alla fine gioiosa, quasi da gita fuori porta. «Stamattina - ricorda Zaganelli - quando mi hanno evacuato ho fatto un tuffo indietro nel tempo a più di sessant'anni fa, quando abitavo con la mia famiglia sempre in questo quartiere di Roma, a Tor Tre Teste. Durante la guerra le bombe facevano tremare le pareti di casa ma io non avevo paura perché a 17 anni non si ha paura di niente. Ricordo bene il giorno in cui caddero quelle due bombe - prosegue Giuseppe -, era la primavera del 1943 e una di loro esplose proprio vicino casa mia, l'altra non esplose mai. Non avrei mai creduto che a distanza di tanto tempo qualcuno la ritrovasse».
E invece qualcuno l'ha ritrovato, quell'HE GP, un ordigno da aereo caricato con 250 chili di tritolo di fabbricazione americana con spolette di ogiva e fondello armate e in cattivo stato di conservazione. Al punto da spingere gli artificieri a disinnescarla per evitare rischi. A «desplolettare» la bomba tre artificieri del VI Reggimento genio pionieri dell'Esercito. Poi l'ordigno, reso innocuo, è stato trasportato in una cava in via di Fioranello, vicino Ciampino, dove è stato fatto brillare nel primo pomeriggio, in condizioni di tutta sicurezza, a 35 metri di profondità. Un sordo boato e una nuvola di terra è tutto quel che è rimasto di un oggetto fabbricato quasi settant'anni fa per seminare morte e distruzione e rimasta innocua in un angolo recondito della grande città fino a ieri. «Gli operatori hanno dovuto lavorare con estrema perizia e tranquillità», spiega il colonnello Eugenio Martis, comandante del VI Reggimento.
L'operazione più impegnativa di queste lunghe ore a Tor Tre Teste è stata certamente l'evacuazione del Policlinico Casilino. Perché nessuno restasse nell'ospedale a poche decine di metri dal luogo in cui la bomba è stata trovata già nei giorni scorsi erano state bloccate le accettazioni e chiuso il pronto soccorso. Poi tra ieri e stamattina i pazienti che lo consentivano sono stati dimessi e gli altri sono stati trasferiti. All'alba le ambulanze dell'Ares 118 hanno trasportato 6 neonati all'ospedale Pertini, sei pazienti in terapia intensiva e due in unità coronarica all'ospedale di Tor Vergata. A sovrintendere le operazioni il Presidente della Regione Lazo Piero Marrazzo con il direttore della Protezione civile regionale Maurizio Pucci, il direttore dell'Ares 188 Marinella D'Innocenzo. Anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, hanno visitato questa mattina il centro operativo misto allestito nella caserma dell'XI Battaglione trasporti Flaminio, in via Casilina 1014. Nella caserma sono stati allestiti un ospedale da campo della Protezione civile regionale, un tendone dell'Esercito con le riproduzioni dei meccanismi per disinnescare gli ordigni bellici e le fotografie della bomba.
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