Roma e Milano pazze per i saldi: vendite in aumento del 20%

Roma. I saldi hanno fatto «boom». Sia a Roma che a Milano i primi dieci giorni di prezzi scontati hanno determinato un consistente incremento delle vendite rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In particolare nel capoluogo lombardo, secondo Confesercenti, si è registrato un aumento del 20% degli acquisti nel settore abbigliamento. Per Federmodamilano (Confcommercio) l’avvio dei saldi invernali 2010 ha determinato una crescita su base annua delle vendite del 7% con uno scontrino medio d’acquisto di poco superiore ai 130 euro. Le principali vie e aree commerciali della città, dal quadrilatero della moda all’area del Duomo, aggiunge Confesercenti, «sono state letteralmente prese d’assalto da parte dei consumatori, molti dei quali confluiti appositamente in città anche dall’estero».
Un andamento analogo è stato riscontrato anche nella Capitale. Negozi e centri commerciali hanno aumentato gli incassi del 20-25% rispetto all’inizio dell’anno scorso. «Si stanno esaurendo le scorte», ha annunciato Cesare Pambianchi, presidente di Confcommercio Roma che è andato in pressing sul sindaco Alemanno strappandogli l’apertura straordinaria del 6 gennaio. Ad essere «presi d’assalto sono sia i negozi delle strade storiche dello shopping che i centri commerciali e gli outlet», ha concluso Pambianchi.
Il fenomeno presenta molti aspetti interessanti. Da anni in Italia non si registrava una simile «corsa» ai saldi. E se da un lato si riversano sul consumo le somme risparmiate per gli acquisti di Natale che nel 2009 hanno segnato un calo, dall’altro non si può fare a meno di osservare come l’aumento delle vendite sia una delle proxy che segnalano il progressivo superamento della crisi. Se le politiche adottate dal governo non avessero funzionato, non si sarebbero conseguiti questi risultati. E anche il proseguimento del trend è legato a scelte politiche.

Ad esempio, la riforma fiscale basata su due aliquote (23 e 33%) determinerebbe un incremento dei consumi misurabile in 2,5 miliardi di euro di maggior gettito Iva. Ma fino a quando quell’obiettivo non sarà raggiunto, Confcommercio suggerisce di «non inflazionare il mercato per fare in uno o due anni quello che si può fare in quattro-cinque».

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