Dalla fatale Udine arriva il verdetto più atteso: in piena volata scudetto, Roma e Inter si ritroveranno di fronte il 5 maggio per la finale di Coppa Italia, diventata ormai un affare tra giallorossi e nerazzurri (dal 2005 è la quinta volta che le due squadre conquistano la sfida decisiva del trofeo). Fatale Udine, si diceva, visto che al Friuli si è aperto e chiuso, dopo 175 giorni, il periodo di imbattibilità in Italia della squadra di Ranieri. «Meglio che questa sconfitta sia giunta in Coppa, speriamo che la striscia positiva duri in campionato...», così Ranieri che non voleva assolutamente mancare l’appuntamento dell’Olimpico davanti al Presidente della Repubblica.
Il fischio finale di Banti è quasi una liberazione per una Roma ordinata e abile a contenere i friulani per 75 minuti, ma in grande affanno nel finale: il gol di Sanchez, che brucia Riise in velocità, è il giusto premio al costante assedio dell’Udinese, il rosso a Cassetti (che salterà la finale con l’Inter) fa concludere la partita con il fiatone, il palo di Inler agita i pericolosi spettri dei tempi supplementari dissoltisi dopo cinque interminabili minuti di recupero. «Non abbiamo mai rischiato niente e abbiamo giocato bene, avremmo meritato il 2-0», l’amaro commento di Marino che ora pensa alla sfida salvezza con il Siena di domenica prossima. Gli errori in sequenza sotto porta di Di Natale, Pepe e Corradi (entrato in corso d’opera) si riveleranno decisivi.
Ranieri pregusta invece la nuova sfida con i nerazzurri, al quale fa i complimenti per la vittoria di Champions: «L’Inter è stata fortissima, ha fatto una grande partita. Non so se ora inciderà sul campionato, sono problemi loro. Io guardo solo i miei giocatori». E infatti, nonostante l’intento di rinunciare al turn over, a Udine dosa le forze lasciando fuori cinque giocatori titolari nel derby, tra cui Pizarro, Vucinic e capitan Totti, che dopo un breve riscaldamento si riaccomoda in panchina. Si rivedono così Mexes (fra i migliori), Brighi, Julio Baptista e Faty, schierato nell’inedito ruolo di esterno nei tre alle spalle di Toni. Segno che c’è spazio per tutti nella corsa su due fronti.
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