Roma - Grandi coppe d’argento dorato, preziose brocche, pissidi, e anche due grandi corna da elmo. Trafugato dalla Sicilia dove nel III secolo avanti Cristo era stato seppellito per nasconderlo al saccheggio dei soldati romani, venduto al Metropolitan di New York e infine restituito, si potrà ammirare per la prima volta a Roma, in mostra da sabato a Palazzo Massimo, il favoloso tesoro di Morgantina.
Tesoro nel vero senso del termine, spiega l’ex soprintendente archeologico di Roma Angelo Bottini, perchè si tratta di 16 preziosi oggetti diversi per fattura e provenienza - che gli esperti giudicano però tra i più raffinati argenti ellenistici della Magna Grecia - che nella Morgantina assediata, era il 211 avanti Cristo, vennero raccolti in un sacco e seppelliti da qualcuno, probabilmente il collezionista proprietario, intenzionato a recuperarli a guerra finita. Rimasto sottoterra per oltre duemila anni, quel sacco pieno di meraviglie si salvò dai romani ma non dai tombaroli, che lo trovarono tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta e lo vendettero all’estero. Il Met acquistò gli argenti in due diverse tranche, nei primi anni Ottanta, dal commerciante Robert Hecht, pagandolo in tutto 2 milioni e 700 mila dollari. Qualche anno fa, però, le indagini dei carabinieri dei beni culturali, insieme alle ricerche archeologiche condotte da Malcom Bell III e agli studi specialistici di Pier Giovanni Guzzo, hanno chiarito che si trattava di pezzi provenienti da scavi clandestini fatti nell’area dell’antica città siculo greca di Morgantina. Da lì la richiesta al museo americano, che alla fine ne ha deciso la restituzione con un accordo firmato nel 2006 con lo Stato italiano.
In cambio il museo americano potrà contare su una serie di prestiti (un meraviglioso corredo pompeiano da tavola è già esposto in questi giorni nelle sale del museo). Si tratta in gran parte di oggetti usati per il simposio, ovvero per quelle riunioni che seguivano i banchetti, nelle quali si beveva, si intonavano canti conviviali e ci si dedicava ad intrattenimenti di vario genere. Due grandi coppe, in particolare, coi i piedi a forma di maschere teatrali, dovevano servire secondo l’uso greco a mescolare il vino con l’acqua e con altre sostanze aromatiche.
Ci sono poi una brocchetta (olpe) e un attingitoio (kyatos), che si usavano per servire, quattro coppe e una tazza a due anse dove si beveva.A Roma gli argenti rimarranno in mostra fino al 23 maggio. Poi torneranno in Sicilia, a Palermo, dove dal 4 giugno saranno esposti al Museo Archeologico Regionale "Antonino Salinas".
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