Roma non far la stupida stasera, con la Lazio derby da mal di testa

Ranieri: "Non decide, i conti alla fine". Reja: "Sgambetto? Che bello". Olimpico blindato: rischio scontri. Il sindaco: "Non voglio violenza"

Roma non far la stupida stasera, 
con la Lazio derby da mal di testa

Roma La Roma si è risvegliata dal sogno con il contro sorpasso dell’Inter, la Lazio si è preparata per spegnere le velleità dei cugini. Al fischio d’inizio ci saranno 31 punti di differenza, mai un derby capitolino si era giocato con un tale divario in classifica. E se Reja sembra avere le idee chiare sul modulo per non dare vantaggi o punti di riferimento all’avversario, Ranieri cerca di risolvere il dilemma tattico tridente sì-tridente no. Lui, sotto sotto, sperava nell’amuleto Zaccheroni, colui che - proprio sulla panchina laziale - fece vivere l’incubo 5 maggio ai nerazzurri. Pesato il risultato di San Siro, i giallorossi non possono fare calcoli: solo la vittoria regala il nuovo sorpasso. «Noi invece abbiamo due risultati su tre, anche un punto ci sta bene...», rilancia l’allenatore della Lazio che non si ritiene favorito come evidenzia Ranieri («lui piange un pochino...», scherza il goriziano), che da romano e romanista conosce bene il derby e cerca di esorcizzarlo. «Il successo dell’Inter non cambia niente, si deciderà tutto alla fine», il messaggio del tecnico di San Saba trasmesso anche ai suoi giocatori. Perchè il campionato della Roma non deve comunque finire stasera dopo la stracittadina.
Sullo sfondo la paura per un ambiente solo all’apparenza tranquillo, con la tardiva decisione di anticipare di oltre due ore l’inizio del match per garantire l’afflusso allo stadio alla luce del sole. Il prologo sabato scorso a Formello quando, a margine del derby Primavera, ultras di Roma e Lazio vennero a contatto sul piazzale antistante il campo del centro tecnico biancoceleste, con la promessa di rivedersi all’Olimpico otto giorni dopo. Poi insulti e minacce su Facebook, con blocco dei biglietti a vendita mista in Tribuna Tevere, già all’andata teatro di scontri e festival di petardi, appelli istituzionali (l’ultimo ieri del sindaco Alemanno: «Vorrei un derby appassionato, bellissimo ma senza violenza»). Così il piano di sicurezza che renderà «blindato» l’evento da tutto esaurito (oltre 65mila spettatori): mille agenti, Olimpico aperto con largo anticipo, unità cinofile e addirittura due elicotteri a vegliare dall’alto per scoraggiare i malintenzionati.
La posta in palio, con il passare delle settimane, è salita sempre più. La Lazio ha la possibilità di chiudere il discorso salvezza, cogliendo finalmente un risultato di prestigio in una stagione travagliata. A Formello non hanno dimenticato il pollice verso di Francesco Totti all’andata, a simboleggiare ironicamente la retrocessione dei cugini, e preparano la vendetta calcistica che può fermare la Roma di Ranieri a un passo dal record di 24 risultati utili di Capello stagione post scudetto. «Sgambetto scudetto? Sarebbe bello...», confessa Reja, mai vittorioso in sette precedenti con i giallorossi, che stuzzica Ranieri: «Fa pretattica sulla formazione? Mi auguro che schieri le tre punte, Toni è un attaccante di livello internazionale, Vucinic ha grandissime qualità e non penso che Totti possa stare fuori in un derby». Il capitano giallorosso, alla 28ª stracittadina della carriera, cercherà di interrompere il suo digiuno di gol che dura dal 23 ottobre 2005 e dal festeggiamento con il pallone sotto la maglia per l’imminente parto della moglie Ilary.
La Roma, come detto, vuole il successo per rimettere alle corde l’Inter, nei prossimi dieci giorni (cenere del vulcano islandese permettendo) impegnato a «matare» il Barcellona. E si affida a scaramanzie varie: dalla presidentessa Rosella Sensi che diserterà il suo posto in tribuna d’Onore come all’andata a Daniele De Rossi che ha tenuto la barba incolta, quasi un voto per vincere il derby, il massimo per un romano di fede giallorossa. Ma la vittoria in casa della Lazio manca dal 26 febbraio 2006, la sera delle 11 vittorie consecutive, uno degli apici dell’era Spalletti, e questo dato a Trigoria se lo ricordano in tanti.
«È una gara importante che ci può avvicinare al "non succede, ma se succede...

" (il tormentone di moda dell’ambiente romanista, ndr), ma noi dobbiamo essere senza sentimenti, ce la giochiamo e basta», avverte Ranieri. Perchè le emozioni possono giocare un brutto scherzo, specie nel derby che non risponde a nessun pronostico.

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