Andrea Fanì
da Milanello
Il rosso, che sa di allarme: «È stata una trattativa lunga, non sapevo come sarebbe finita». Il nero, che sa di tristezza: «Ad un certo punto ho creduto di dover restare a Parma». Il rossonero, che sa di Milan: «Entrare a Milanello è come andare a Disneyland. Un sogno. Laccoglienza è fantastica, sono nel posto giusto per migliorare. Metodi di lavoro e organizzazione sono al top». Alberto Gilardino. Dice: al top.
Anche lui, ora, è al top. Ora che è arrivato dove voleva: «Ho scelto il Milan perché ha creduto in me da subito. La Juve? Era la mia squadra, ma quando ero bambino...». Nel ventre di Milanello, sala conferenze, presentazione ufficiale. Con lui cè Ariedo Braida, direttore generale, artefice dellaffare: «Abbiamo realizzato il sogno dellestate. E il primo ringraziamento va a Silvio Berlusconi. Il secondo a Gilardino, che ha rinunciato a molte offerte per venire da noi. Ma io sentivo le qualità del ragazzo, e quando sento qualcuno vuol dire che è da Milan».
Il «ragazzo» si tocca le braccia abbronzate. È lemozione. «Ho visto come si comporta Maldini. È un simbolo, unicona vivente». Luomo da 46 gol nelle ultime due stagioni di A guarda dritto davanti. È il carattere. «Paura? Nessuna. Vieri? La concorrenza in un grande club è normale, ti spinge a dare il meglio. Il Mondiale? Un obiettivo importante. Il primo gol con la nuova squadra? Lo dedicherò a me stesso e alla mia famiglia». Foto con la maglia, dicono a Braida: «Passala ad Alberto». Risposta: «No, deve conquistarsela». Sorride. Ma non scherza. Braida ha visto Van Basten, lo ha voluto. E ora dice: «La trattativa per Marco fu dura, questa è stata molto simile». Soddisfatto. Poi aggiunge: «Gilardino è come un quadro di Fontana. Essenziale». Essenziale, la butta dentro. Ma non solo.
Il giovane centravanti è il futuro del club. Ma guarda al passato. Al «cigno di Utrecht». «Van Basten era il mio idolo. Lho visto solo in videocassetta, ma è stato uno dei più forti di ogni tempo. Io come lui? Marco era unico. Io devo migliorare molto, per esempio nel tiro da fuori. Lavorare con umiltà è lunica cosa che so fare, e lunico mezzo che ho per guadagnare spazio nel Milan». Per i paragoni scomodi cè tempo. E anche per gli schemi: «Io sono un giocatore del Milan, uguale agli altri. Il mister decide quando, come e se utilizzarmi. Non so se cambierà il mio modo di giocare, certo che se uno sa fare gol, li fa un po dappertutto. A Parma giocavo molto, qui serve il turn over e bisogna farsi trovare pronti al momento giusto. Ma ho trovato un gruppo unito e carico, pronto al riscatto dopo lesperienza di Istanbul».
Esperienza. Parola chiave. Ne farà un bel po, a Milano. Anzi, ha già cominciato: «Sono andato a cena con il dottore (Adriano Galliani, ndr), ho parlato al telefono con Shevchenko e Gattuso e Maldini e...». E? «Con Berlusconi». Mica male: «Mi ha fatto un in bocca al lupo e qualche complimento. E un regalo, quando mi ha detto Sono felice di vederti con questa maglia». Esperienze. Alcune le ha già fatte: «Non mi spaventa la pressione, ci sono abituato. È normale che ci sia attorno al Milan, attorno ad un grande club». Alcune sta per farle: «Lunedì (con Maldini, ndr) vado negli Usa, raggiungo la squadra in tournée (il Milan parte oggi per Boston dove giocherà nella notte tra domenica e lunedì contro il Chelsea, ndr). Non so se giocherò, per ora penso ad allenarmi». Altre non le farà, tipo giocare con Crespo: «Hernan ha dato tanto al Milan. Io ne raccolgo la maglia, ma leredità non mi pesa. La mia determinazione rende tutto più leggero».
Dopo le esperienze i desideri: «Voglio la Champions, perché non lho mai giocata e perché ha fascino». Viene il sospetto che abbia concordato la risposta con lo staff rossonero, attratto dallEuropa. Ma è feeling, spontaneo perché maturato nel tempo: «Ho il Milan nel cuore da un anno.
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