«Roma può far vincere l’Italia»

Nella sala del Marco Aurelio, ai Musei Capitolini, c’è la bandiera delle Olimpiadi del 1960. Quasi un augurio per il bis sessanta anni dopo. Roma è da ieri la candidata italiana per la corsa ai Giochi 2020. «Anzi è la prima candidatura formalizzata per l’evento, Tokio non ha ancora deciso se si candiderà, lo sapremo solo tra un anno e nei prossimi mesi capiremo se ci sono altre concorrenti», ha sottolineato il sindaco Alemanno mentre si faceva fotografare con quella bandiera. Insieme a lui, nella conferenza stampa organizzata dopo la decisione del Consiglio Nazionale del Coni, ci sono il presidente della Regione Polverini, quello della Provincia Zingaretti, i ministri Meloni e Ronchi, il sottosegretario ai Beni Culturali Giro e il presidente dell’Unione industriali romani Regina.
«La capitale è stata scelta perché può far vincere l’Italia - così il sindaco di Roma -. Le Olimpiadi del ’60 hanno rappresentato una svolta, l’inizio del boom economico, i Giochi del 2020 possono essere l’inizio di una nuova fase di grande rilancio dell’economia per l’Italia». Dal rapporto di valutazione della commissione di esperti del Coni, la Capitale ha sovrastato nettamente Venezia. «Ora non c’è spazio per creare polemiche, Venezia è stata bocciata dal punto di vista tecnico in base a criteri scientifici», ha proseguito Alemanno. Che ieri si è sentito telefonicamente con il collega veneziano (come ha riferito Orsoni): dal capoluogo veneto è arrivato l’augurio di un «sereno successo nella competizione, nell’interesse di tutto il Paese», Alemanno ha espresso a sua volta l’auspicio di future e durature collaborazioni. Anche se poi lo stesso Orsoni ha avuto parole di fuoco per la politica romana, definita «arrogante», e per i vertici dello sport italiano, ritenuti «inadeguati al proprio ruolo».
E poi gli attacchi a raffica dalla Lega, primo fra tutti il senatore Leoni, unico nel Consiglio nazionale del Coni a votare contro Roma. «Non drammatizzerei le dichiarazioni a caldo della Lega che fanno parte di un certo modo fisiologico, anche se non ottimale, di esternare le valutazioni politiche - l’opinione di Alemanno -. Ritengo quasi giusto che ci sia malumore, l’importante è che le polemiche si riassorbano il più presto possibile. Conto su un voto parlamentare unanime. Venezia è una città che tutti amiamo e spero si trovino altri eventi per dargli valore, come ad esempio l’America’s Cup».
Ora il primo atto dovrà essere la costituzione del comitato promotore, un comitato «in cui tutti siano rappresentati e in cui possa riconoscersi l’unità del Paese. È un tema delicato di cui bisogna discutere insieme a Governo, Coni, Provincia e Regione. Ma intanto è importante partire con largo anticipo per lavorare alla nostra candidatura e per fare convergere le alleanze».
Alemanno parla dei costi, «complessivamente 10 miliardi di euro, ma di questi solo 1,5 sono di investimenti pubblici, mentre gli altri sono soldi già stanziati o di sponsor privati». E sugli impianti, ha aggiunto, «a Tor Vergata i lavori non si interrompono, abbiamo individuato le risorse per andare avanti, si tratta di un’opera molto impegnativa, però starà al comitato promotore e al Coni dirci cosa realmente ci si aspetta da Tor Vergata, se si faranno gare di nuoto o se si faranno soltanto giochi a squadre che richiedono dei palazzetti.

Il lavoro va comunque avanti e non si interromperà neanche per un momento, abbiamo trovato un finanziamento di altri 10 milioni». Il sogno olimpico è acceso, in attesa magari di accendere la fiaccola fra dieci anni.
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