A Roma la sfida della paura E i napoletani diventano tabù

L’Olimpico aperto solo ai 27mila abbonati giallorossi Gli ultrà azzurri invitano a boicottare la pay-tv E non viaggiano più: nemmeno a Firenze li vorranno

da Roma

All’interno dell’Olimpico gli abbonati della Roma, all’esterno del San Paolo gli ultrà del Napoli. La distanza di duecento chilometri fra le due tifoserie si è resa necessaria per l’alto rischio (quarto livello di pericolosità l’indice stabilito dall’Osservatorio del Viminale) del «derby del Sud», in programma insolitamente di sabato alle 18. Il lavoro d’intelligence aveva accertato la concreta possibilità di scontri fra le frange più estreme: messaggi minacciosi sui vari blog dei tifosi, appuntamenti già fissati in un autogrill dell’A1 e all’esterno dello stadio della Capitale, dove si rischiavano risse furibonde. Gli appelli al buon senso, rivolti anche dai tecnici Spalletti e Reja, sono caduti nel vuoto. Inevitabile quindi la decisione presa mercoledì scorso dal prefetto Mosca. «Una decisione apprezzata da tutti, che rivela la necessità di non dare spazio a chi desidera turbare un avvenimento sportivo e di stigmatizzare un comportamento violento che non può più essere accettato», ha sottolineato ieri il rappresentante del governo.
Così oggi Roma-Napoli che torna in campionato dopo sei anni (e già allora - era l’anno dello scudetto giallorosso - scene di guerriglie urbana ed extraurbana fecero da contorno) sarà per pochi «privilegiati»: i 27.313 abbonati giallorossi - anche se molti possessori della tessera non si sentono comunque tranquilli e potrebbero rinunciare alla partita live -, i giornalisti accreditati e il personale di servizio. Il Coni, in rispetto alla decisione del Prefetto, non ha richiesto infatti i consueti biglietti omaggio.
Uno scenario sicuramente diverso dall’ultimo Roma-Napoli (l’11 gennaio 2006, ritorno degli ottavi di coppa Italia). Allora l’Olimpico rimase addirittura deserto, perché due mesi prima, a margine della partita di andata, ci furono ben ventisette fermati, undici arresti, quindici agenti feriti, due tifosi in ospedale, auto e moto della Polizia bruciate. Stavolta, nell’ambito del processo di ritorno progressivo alla normalità, si è deciso almeno di non punire i tifosi «fidelizzati». Ma l’attenzione resterà alta per evitare che possano verificarsi pericolose «deviazioni» verso lo stadio di partecipanti alla manifestazione della sinistra estrema, prevista poche ore prima del fischio d’inizio.
Il ritorno alla normalità non sembra però riguardare gli ultrà napoletani, diventati ormai un caso «increscioso». Dalle porte chiuse con il Genoa ai divieti per San Siro e per la sfida dell’Olimpico, i tifosi azzurri sono ormai ospiti indesiderati. E se non sono state previste restrizioni per Napoli-Juventus, la prossima settimana potrebbe arrivare anche lo stop per lo stadio Franchi di Firenze, dove la squadra di Reja giocherà la sera del 31 ottobre. Dopo quanto successo un mese fa a Empoli, dove i supporter partenopei avevano provocato danni anche ai tornelli dello stadio, il prefetto fiorentino sarà intransigente.
Oggi gli ultrà, come annunciato dai manifesti affissi e dai volantini distribuiti in tutta la città, saranno tutti davanti alla curva A del San Paolo con le orecchie incollate alle radioline. Già in occasione della gara con l’Inter, ci fu un raduno nel piazzale della metropolitana di Mergellina, ma senza invito specifico a tutti i sostenitori della città.

Stavolta gli ultrà, oltre a chiedere al patron De Laurentiis di far sentire la propria voce a seguito delle «troppe ingiustizie subite» dal club, hanno invitato il popolo del tifo a disdire gli acquisti della partita sulle pay-tv e ad accorrere all’esterno dell’impianto di Fuorigrotta. La Digos, dopo la custodia cautelare inflitta a cinque ultrà, sarà in stato di allerta.

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