Presuntuosa. Cè una sola parola per la Roma che a Empoli ha lasciato due punti che i tifosi sperano di non esser costretti a rimpiangere più avanti. E se i gol dellEmpoli sono stati assi pescati dai tiratori scelti in maglia azzurra, ciò che davvero non va giù a Luciano Spalletti è il festival dello spreco mandato in scena dagli attaccanti giallorossi al Castellani. «Abbiamo sbagliato almeno 10 situazioni per chiudere la partita - recrimina Spalletti -. E quando non si riesce a concretizzare bisogna stare attenti e loro sono stati bravi e un po fortunati». Il tecnico toscano dice la sua anche sulla lite in tribuna tra il presidente empolese Corsi e il dirigente giallorosso Tempestilli. Spalletti, che conosce bene lambiente della squadra azzurra, afferma: «Corsi fa sempre così. Viene negli spogliatoi e si comporta come un bambino». Poi Spalletti torna a quanto accaduto sul campo. E ai rammarichi: «Una partita che era vinta sul piano del gioco, ma ogni tanto ci ammorbidiamo e allora la cattiveria nella finalizzazione diventa fondamentale», sentenzia.
Tra i più positivi ieri a Empoli cè stato certamente Mancini, che negli ultimi giorni sembra rinato. Sua lubriacante azione per il 2-0 di Brighi che sembrava aver messo il sigillo sulla vittoria: «Ci manca concentrazione, abbiamo fatto un passo indietro», lautocritica del brasiliano. «Nel primo tempo siamo andati in vantaggio di due gol e abbiamo creduto che la partita fosse facile - ha proseguito Mancini -. Purtroppo abbiamo preso due gol ed è venuto un pareggio che non era nei nostri pensieri. Il calcio è così, bisogna stare concentrati dal primo allultimo minuto». A questo punto inutile pure aspettare il risultato di Juve-Inter: «Prima avremmo dovuto vincere noi con lEmpoli». Insomma, «un passo indietro», se non da un punto di vista del gioco certamente da quello della personalità. «Queste sono le partite che ti fanno vincere lo scudetto - dice Mancini -. Adesso dobbiamo mantenere calma e tranquillità, il campionato è ancora lungo e rimane ancora tanta strada da fare.
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