RomaLunedì, dopo il raid contro linternet point bengalese della Magliana, nella capitale si era scatenata la polemica sul clima di violenza (xenofobia? Bullismo?) che avvelena la città. Una polemica che aveva investito in primis il sindaco Gianni Alemanno. Il quale, però, di certo non immaginava che la questione avesse a interessarlo così presto e così da vicino. Solo poche ore dopo suo figlio Manfredi sarebbe stato aggredito da una banda di ragazzini: sette giovani, quattro maggiorenni e tre minorenni, italiani ma figli di immigrati capoverdiani e filippini, che in piazza Euclide nel quartiere Parioli, si sono imbattuti in Manfredi e in un suo amico di 16 anni e, avendoli scambiati per dei «nemici», componenti di una banda rivale che li aveva aggrediti la scorsa settimana, li hanno presi a calci e schiaffi. Roba da poco, «qualche segno, escoriazioni ed ecchimosi, ma tutto sommato è andata bene...», racconta dopo il grande spavento la mamma Isabella Rauti, candidata alle regionali nel listino di Renata Polverini, che ieri non ha voluto rinunciare agli appuntamenti elettorali ma appariva turbata da quanto accaduto lunedì sera.
A salvare Manfredi e il suo amico è stata la loro prontezza. I due quando hanno iniziato a vedersela brutta sono scappati e hanno trovato rifugio nel vicino bar Thomas da dove hanno avvertito la polizia. Cosa peraltro inutile, dal momento che gli agenti del vicino commissariato erano già stati chiamati da un testimone. La polizia ha identificato il gruppo di giovani aggressori, tutti senza precedenti, tutti originari di Capoverde e delle Filippine, tutti studenti e figli di immigrati integrati e con un posto di lavoro regolare.
Non sembrano esserci dubbi sulla tesi dello scambio di persona, sostenuta senza esitazioni né contraddizioni da tutti i sette aggressori, interrogati separatamente da funzionari della Digos romana. Quindi nessuna motivazione né di xenofobia al contrario né di matrice politica, cosa che ha convinto Alemanno e la moglie a non sporgere denuncia. Resta però limpressione di una città nelle mani di piccoli bulli pronti a tutto. «Purtroppo cè un problema di bande giovanili a Roma come nelle altre metropoli. Dobbiamo fare un grande sforzo educativo e siamo tutti impegnati in tal senso», dice Alemanno, da padre ma soprattutto da sindaco. Alemanno ha poi spiegato la decisione di non dare seguito alla vicenda: «Abbiamo deciso di non sporgere denuncia, sia perché non è successo niente, sia perché lepisodio ha a che fare con altri minorenni. Cerchiamo di superare questo brutto episodio.
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