Cronaca locale

Assolto il poliziotto che calpestò manifestante: "Fu un atto involontario"

I fatti risalgono al 2014. Nelle motivazioni della sentenza di assoluzione emerge che l'agente ha calpestato la ragazza, ma "involontariamente": "L'imputato va assolto per assenza di volontarietà"

Assolto il poliziotto che calpestò manifestante: "Fu un atto involontario"

Il poliziotto Massimiliano Addario, noto per aver calpestato Deborah Angrisani, nel corso delle manifestazioni del 12 aprile 2014 per il diritto della casa, è stato assolto "perché il fatto non sussiste". Il caso, al tempo, fece molto scalpore, anche a causa di un video che mostrava l'accaduto e l'allora capo della polizia parlò, riferendosi all'autore, di un "cretino da identificare".

Nelle motivazioni che giustificano la sentenza viene spiegato che l'artificiere aveva sì calpestato la ragazza, ma "involontariamente" e senza provocarle "lesioni fisiche a carico del torace o dell'addome". Non solo. Perché anche ammettendo che la Angrisani si sia ferita in conseguenza all'azione del poliziotto, "l'imputato va comunque assolto per assenza di volontarietà".

Durante la manifestazione, si legge nel documento, l'agente era "impegnato a tutelare l'incolumità pubblica messa in serio pericolo dalla deprecabile condotta dal gruppo dei manifestanti facinorosi". Per questo, non si sarebbe reso conto di essere passato sopra la donna caduta a terra. Il consulente della difesa, aveva evidenziato "come una pressione di un uomo del peso dell'imputato su una ragazza distesa a terra avrebbe sicuramente prodotto un ematoma che sarebbe stato ben visibile anche a quattro giorni di distanza", cioè quando la ragazza si era recata in pronto soccorso. Invece, i mdici non hanno rilevato "nessun ematoma". Inoltre, il fatto che in quel momento l'imputato indossava scarpe sportive "avvalora il fatto che dal calpestamento non sono derivate lesioni fisiche a carico del torace o dell'addome". Per questo, "non avendo l'azione posta in essere da Addario causato a carico della Angrisani alcuna conseguenza dannosa, l'imputato non può che essere assolto perché il fatto non sussiste".

Nelle motivazioni della sentenza di assoluzione, inoltre, viene presa in considerazione anche l'ipotesi che l'escorazione al gomito riportata dalla Angrisani, fosse una conseguenza delle azioni di Addario. Ma, anche in questo caso, "l'imputato va comunque assolto per assenza della volontarietà ed intenzionalità nella condotta delittuosa".

Il tribunale evidenzia che i fatti si sono svolti in un contesto di "guerriglia urbana", tra bombe carta e ordigni. In questo contesto, Addario "aveva il compito indubbiamente delicato di bonifica e controllo dei luoghi, con il preciso scopo di evitare che dall'esplosione degli ordigni utilizzati dai manifestanti potessero derivare danni alle forze dell'ordine o ai civili". E la ragazza sarebbe stata calpestata dall'agente proprio "in un momento di forte agitazione", senza accorgersi di quanto accaduto, "perché in quel momento, oltre ad avere il casco che gli impediva di vedere con la necessaria chiarezza quanto accadeva intorno a lui, era preoccupato di verificare la presenza di eventuali bombe carta o altri esplosivi".

Infine, nel documento viene sottolineata "la encomiabile ed ineccepibile condotta di servizio dell'imputato", che è stata considerata "un ulteriore elemento a conferma della assoluta mancanza di volontà da parte di Addario di calpestare Angrisani la fine di provocarle lesioni fisiche".

"Il momento di particolare concitazione, il contesto pericoloso definito di guerriglia urbana e l'attenzione prestata nello svolgimento del delicato compito assegnato, sono tutti elementi che consentono di escludere anche l'elemento soggettivo del reato", conclude il Tribunale.

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