Dal campo rom al Covid hotel: ​Raggi travolta dalle polemiche

L'assurda vicenda di un gruppo di nomadi del campo di Castel Romano, il Campidoglio gli promette le case popolari ma dopo lo sgombero finiscono in un Covid hotel all'insaputa della Asl. Ira della Regione Lazio: "Totale abuso di potere"

Dal campo rom al Covid hotel: ​Raggi travolta dalle polemiche

In attesa della casa popolare i rom vengono "parcheggiati" in un Covid hotel. È l’ennesima surreale puntata di una saga che va avanti dallo scorso luglio, cioè da quando la magistratura ha messo sotto sequestro l’area F del villaggio attrezzato di Castel Romano, la maxi baraccopoli di via Pontina. Da allora hanno cominciato a rincorrersi una serie di annunci di sgomberi imminenti, puntualmente rinviati dal Campidoglio. Fino a ieri, giorno in cui quella porzione di accampamento è stata finalmente liberata.

Che fine hanno fatto i settanta inquilini che la abitavano? C’è chi è stato allontanato perché non ha accettato di siglare il patto di responsabilità con il Comune di Roma, rifiutando quindi di intraprendere il percorso di inclusione abitativa previsto dal piano di superamento dei campi rom, e c’è chi quell’accordo l’ha siglato. Trentacinque persone in tutto, a cui il Campidoglio avrebbe dovuto erogare fino a 800 euro al mese per due anni per contribuire alle spese di affitto. Peccato che la ricerca di un’abitazione sul mercato immobiliare privato non abbia dato gli esiti sperati. Così, per cercare di uscire dall’impasse alla svelta, la Raggi ha accolto il suggerimento delle associazioni rom, quello di attingere dall’aliquota di alloggi popolari riservata da una legge regionale alle famiglie che si trovano in "specifiche documentate situazioni di emergenza abitativa".

E allora cosa c’entra il Covid hotel? Le case promesse ai nomadi non ci sono ancora, o meglio non per tutti. Solo in quindici sono già riusciti ad accaparrarsene una, così per gli altri si sono aperte le porte dell’ex struttura ricettiva di via di Monte del Gallo, a due passi da Gregorio VII, destinata all’isolamento dei pazienti Covid che non necessitano di cure ospedaliere. Un ricovero coatto disposto senza aver neppure verificato se il gruppetto (cinque adulti e quindici minori) fosse effettivamente positivo al virus. E senza che né le autorità sanitarie né la Regione Lazio fossero informate.

La reazione dell’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, non si è fatta attendere: "È assurdo che le persone sgomberate siano state portare presso una struttura che viene utilizzata per l’emergenza Covid, a totale carico del Servizio sanitario regionale e senza che la Regione e la Asl competente sappiano alcunché". Dal canto suo il Campidoglio si è difeso spiegando che "le persone per cui è previsto il successivo inserimento nelle strutture di accoglienza capitoline devono trascorrere un periodo di dieci giorni in isolamento, effettuando due tamponi, come previsto dalla normativa regionale". Dalla Pisana però rispondono per le rime. "Le modalità di invio alla struttura devono essere fatte dal Servizio sanitario regionale attraverso la centrale operativa COA che non ha autorizzato". I toni sono incendiari e categorici. "Vi è stato un totale abuso da parte Comune di Roma nell’inviare queste persone presso questa struttura senza il parere della Asl competente. Ora – chiude l’assessore – deve essere immediatamente liberata e destinata alla sua funzione".

Così nel pomeriggio gli "internati" sono stati nuovamente trasferiti. Stavolta la loro destinazione sono due strutture comunali dedicate all’emergenza abitativa. Ormai però il caso è montato. Secondo Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 Luglio, "è vergognoso che il Comune abbia utilizzato una struttura dedicata ai malati Covid come parcheggio sociale". Stasolla è in contatto con i protagonisti di questa assurda disavventura. "Si sono allarmati parecchio, si aspettavano di entrare in una casa popolare e invece – continua il presidente della 21 Luglio – si sono ritrovati in un ospedale Covid, nonostante la struttura offra tutte le garanzie del caso non è piacevole finire lì dentro". Dura anche la reazione della consigliera regionale della Lega Laura Corrotti.

"È una vicenda surreale, la Raggi – denuncia – è pronta a fare di tutto pur di sbarazzarsi dei rom di Castel Romano, persino ad inserirli in una struttura destinata all’isolamento Covid a carico del sistema sanitario". Quella di oggi, taglia corto la leghista, è solo "l’ennesima farsa dettata da tempistiche elettorali".

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