Disastro Azzolina, il grido dei presidi: "Senza banchi e docenti non si può ripartire"

A pochi giorni dal suono della prima campanella in tempi di pandemia, nel Lazio sono decine i dirigenti scolastici che chiedono alla Regione di posticipare la data di inizio delle lezioni: "Le condizioni sono ancora emergenziali"

Disastro Azzolina, il grido dei presidi: "Senza banchi e docenti non si può ripartire"

"Gentile presidente, le scrivo per segnalare la mia enorme difficoltà a riattivare le attività didattiche in presenza e in sicurezza il 14 settembre". È l’incipit della lettera inviata al governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, da Daniela Nappa, preside del liceo Vittorio Gassman di Primavalle, alla periferia nord di Roma. Non è la sola ad essere scettica sulla ripartenza di lunedì prossimo.

Ieri il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, ha denunciato i tanti "problemi irrisolti": dai docenti da assumere "per assicurare il servizio", ai ritardi nella consegna dei banchi monoposto. "Non arriveranno prima della fine di ottobre, questo vuol dire che fino ad allora dovremmo arrangiarci e poi bloccare di nuovo le lezioni per cambiare l’assetto delle aule, si creerà un gran caos", ragiona Nappa. In attesa dei famosi banchi con le rotelle, la dirigente scolastica si è dovuta arrangiare. "Faremo lezione in palestra, in biblioteca e nei vari laboratori, insomma abbiamo sacrificato tutti gli spazi che non erano adibiti alla didattica tradizionale, d’altronde – si sfoga la preside – già prima dell’emergenza sanitaria avevamo 15 aule in meno, adesso, con il distanziamento sociale sono diventate 30".

Ed per questo che al Gassman, così come in altre scuole, i ragazzi seguiranno le lezioni scaglionati in due turni: dalle 8 alle 11 e poi, dopo la sanificazione delle aule, fino alle 14. "Abbiamo rimodulato le unità orarie, riducendole a 45 minuti, per permettere agli studenti di fare quattro lezioni al giorno, è l’unica soluzione per far venire tutti a scuola e, se ci sarà da recuperare qualcosa, lo faremo con la didattica a distanza", ci spiega Nappa. Ieri in conferenza stampa a Palazzo Chigi la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha rivendicato di aver creato 10mila nuove aule attraverso "interventi di edilizia leggera". Nel Lazio però ne mancano ancora mille per assicurare il rispetto della distanza di sicurezza: 453 per le elementari e 582 per le superiori.

Una situazione di precarietà che ha spinto almeno 22 dirigenti scolastici a rivolgersi alla Regione per chiedere di posticipare il suono della prima campanella. Come loro si sono appellate al governatore anche la "Rete Scuole Green", che raggruppa una quarantina di istituti, e la rete "Rosetta Rossi", che riunisce le scuole del XIV Municipio. Sotto accusa ci sono i ritardi di viale Trastevere e le mancate risposte da parte degli enti locali. "Avevo chiesto alla Regione e alla Città metropolitana il via libera per allestire dei prefabbricati o delle tensostrutture nel giardino della scuola ma – racconta la preside del Gassman - nessuno si è mai degnato di darci una risposta in merito".

La risposta dell'assessore Claudio Di Berardino non lascia spazio ad interpretazioni: "Anziché ragionare sullo spostamento della data di apertura dell’anno scolastico, ribadiamo la volontà di continuare a lavorare insieme a tutti i soggetti coinvolti come abbiamo fatto e stiamo facendo in queste ore per gestire eventuali problematiche che dovessero insorgere in fase di apertura delle scuole o immediatamente dopo". Il risultato è che ora i ragazzi dovranno assistere alle lezioni di italiano e matematica in palestra. "Qui l’acustica è pessima ed i locali non solo climatizzati, fa caldissimo, ma non avevamo alternative", spiega rassegnata la dirigente scolastica.

Poi c’è il nodo del personale. Nella scuola, che conta 1500 studenti, di cui 68 disabili, mancano all’appello 15 insegnanti di sostegno e 24 cattedre intere. "In totale partiamo con 40 docenti in meno - fa sapere la dirigente – e le graduatorie non sono ancora pronte". Non è l’unica incognita. Una volta varcato il portone d’ingresso, ad ogni studente dovrebbe essere consegnata una mascherina monouso: "Ce ne avevano promesse 10mila a settimana – protesta il referente Covid della scuola – invece ne sono arrivate appena 8mila, basteranno per non più di quattro giorni e poi saremo in emergenza".

"L’80 per cento degli istituti di Roma e provincia - assicura la preside - sono nelle nostre stesse condizioni". Nonostante la situazione di precarietà fin qui descritta, il premier Giuseppe Conte ha ribadito ieri che "l’anno inizierà regolarmente il 14 settembre, in sicurezza". Anche la regione governata dal leader del Pd, dunque, non può fare figuracce. A Roma però c’è già chi ha dato forfait, come l’istituto comprensivo Fabiola di Monteverde, che ha posticipato il rientro in classe al 24 settembre.

Per Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Lazio, i problemi che stanno venendo a galla con l’emergenza Covid sono il risultato di

anni di tagli: "Si prendono meno insegnanti e si creano classi molto più affollate - ha detto intervenendo a Porta a Porta, su Rai 1 - dove a causa del virus ora non si riesce a mantenere il distanziamento".

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