Cronaca locale

Il Lupin degli antiquari a processo per furto e ricettazione

Marco Parenza è stato accusato per il colpo di circa 250mila euro alla Art Investments. Ritrovati busti e quadri rinascimentali spariti

Il Lupin degli antiquari a processo per furto e ricettazione

Tra furti d'opere d'arte e falsi d'autore anche Roma ha il suo Arsenio Lupin. Quadri rinascimentali, busti e addirittura un organo a canne. Questi sono i principali oggetti su cui Marco Parenza, di professione antiquario, è accusato di esserci concentrato insieme ai suoi complici.

Fino ad oggi i vari bottini li avrebbe ottenuti sottraendoli da magazzini di case d'asta, chiese e altri negozi d'antiquariato. Il tutto con l'obiettivo di rivendere il prezioso materiale. L'uomo, come riporta il Corriere della Sera, è indagato per furto, ricettazione, appropriazione indebita e contraffazione di opere. Insieme ad altri tre presunti ladri - Giancarlo Conte, Renato Calistri e Leonardo De Lucia - si sarebbe introdotto nel magazzino della Art Investments di Tommaso Gargari. I quattro avrebbero sottratto al titolare della galleria Benucci, in via del Babuino, quadri, busti e candelabri per un totale di 250mila euro. La vicenda risale a quasi 10 anni fa. L'Art Investments, infatti, è stata derubata nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 2013. Grazie a questa inchiesta, che per due anni non darà alcun risultato, si ritroveranno oggetti che negli anni erano stati dati per dispersi.

Tra gli imputati compaiono anche altre quattro persone. Silvio Vitigliano e Gianluca Di Stefano, entrambi carabinieri del Nucleo di polizia tributaria, sono accusati di falso e favoreggiamento. I due avrebbero aiutato Parenza insabbiando le indagini. Gli altri, invece, corrispondono al nome di Sandro Siniscalchi e Maria Grazia Tonti: la coppia è accusata di ricettazione. È proprio a casa loro che nel 2015, a seguito di una perquisizione, che viene recuperato il maltolto. E non solo, gli inquirenti infatti qui troveranno un vero e proprio museo di opere sparite. Tra le più rilevanti compaiono una specchiera in legno in stile Luigi XIV rubata dalla Casa d'aste Babuino nel 2015 e un organo a canne scomparso dalla chiesa di Santa Maria Margherita Vergine e Martire di Maddaloni (Caserta). Per l'accusa chi è che ha consegnato loro questi oggetti è stato Parenza il quale, nel 2015, si sarebbe anche accordato con Alvaro Ingrosso, che non è indagato, affinché riproducesse opere di Mario Schifano e Tommaso Salini. Una volta conclusa la riproduzione delle copie, l'intenzione sarebbe stata quella di venderle come originali.

Infine, riporta sempre il Corriere della Sera, nella collezione di Parenza ci sarebbero anche dei busti spariti dall'Istituto superiore di sanità nel 2013, un dipinto a olio su tela rubato nel 2010 da un altro negozio di antiquariato e un dipinto del XVII secolo di scuola fiamminga, anch'esso scomparso da un'abitazione privata.

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